“Con il termine “Hibakusha”, in Giappone, vennero identificati i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki del 6 e 9 agosto 1945. Molti sopravvissuti ai campi di sterminio della Germania nazista, fra cui intellettuali come Primo Levi, Bruno Bettelheim, Tadeusz Borowski e Jean Améry, posero fine alla propria vita scegliendo il suicidio. Un gran numero di sopravvissuti all’attentato contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 o contro il Bataclàn di Parigi del 2015 soffrono ancora oggi di disturbi mentali legati, senz’ombra di dubbio, a quegli eventi.
Gli individui che sopravvivono ad episodi traumatici gravi, come quelli menzionati, possono sperimentare un particolare senso di colpa: il senso di colpa di essere sopravvissuti. E non è un caso che in psicologia i soggetti che soffrono di tali disturbi vengono identificati con quella che viene chiamata: la “sindrome del sopravvissuto”. Di questa sindrome soffre probabilmente Saro, agente di scorta di un giudice, ucciso insieme ad altri agenti in un attentato. Scampato per caso alla strage, doveva essere lui alla guida dell’auto saltata in aria. Saro è un sopravvissuto e la sua vita è segnata dai sensi di colpa. Una vita dominata da irritabilità, scoppi di collera, disturbi del sonno e, soprattutto, popolata dai fantasmi dei suoi compagni, morti nell’attentato. In quelle notti, all’insegna di un dormiveglia sfiancante, i suoi colleghi ritornano a fargli compagnia, facendolo ripiombare ad ogni risveglio nella prostrazione più profonda.
Il ricordo dell’ultimo incontro con i suoi amici-colleghi Lollo e Cecè, svoltosi proprio in un teatro, dove il “suo giudice”, un appassionato di lirica, aveva deciso di incontrare ed interrogare l’ennesimo pentito di mafia, perseguita Saro e lo porta a rivivere dei momenti fatti di confidenze e speranze. Lollo, divoratore di vita, tifoso del Palermo e scatenato ballerino, che vuole coinvolgere lo scontroso Saro nelle sue scorribande notturne. Cecè, l’intellettuale del gruppo, che sta per laurearsi in giurisprudenza e che vuole ripercorrere la carriera del “suo giudice”.
È proprio Cecè, quel giorno, a leggere una strana notizia sul giornale, che recita così: ‘Nel gennaio del 1992 numerosi container contenenti Friendly Floatees (animali di gomma galleggianti come castori rossi, rane verdi, tartarughe blu e papere gialle), prodotti in Cina, partono da Hong Kong su una nave cargo (la Ever Laurel) diretta a Tacoma, negli Stati Uniti, ma, durante una violenta tempesta nel nord del Pacifico, la nave perse tre container, che liberarono in acqua il proprio carico: 28.000 Floatees. Dopo l’incidente, i giocattoli si divisero in tre gruppi: il primo andò alla deriva verso l’Alaska, il secondo verso l’Oceania, mentre il terzo si sarebbe diretto verso il Cile’. Una notizia strana che fa sorridere i tre amici e che alla fine dello spettacolo svelerà la propria funzione catartica.
C’è solo un letto nel palcoscenico vuoto del teatro. Un letto con delle coperte a formare una sorta di tumulo scomposto da cui emerge Melina, la moglie di Saro, ad interrompere il dialogo, ironico e brillante, che si stanno scambiando i tre amici. Un’irruzione vera e propria nell’intimità, che solo si crea in amicizia. Lo spettacolo che indaga psicologie e dinamiche relazionali è fatto da un dialogo a volte brillante, a volte drammatico, a volte duro e senza sconti, proprio di ragazzi, che per scelta hanno deciso e intrapreso una affatto scontata via della legalità e della giustizia, in una Sicilia esposta alla sfrontata sfida della mafia degli anni ‘90, che si sposerà con le canzoni d’epoca di inizio anni ‘90 e la cronaca spicciola di quegli anni.”
Note di regia
a cura dell’associazione culturale Mary per sempre
con Francesco Benigno, Tiziana Tumminello, Maurizio Nicolosi e Roberto Di Liberti
regia di Francesco Benigno
Testo di Gianni Clementi
Dove
Teatro Ghione
via delle Fornaci, 37 – Roma
Prezzo
da € 25,00
Altre informazioni
www.ticketone.it
Categoria dell’evento
- Teatro
Commenti recenti