Nel 2004, quasi vent’anni fa, la televisione italiana ci regalò Campioni, il sogno, un reality show ambiziosissimo, ambientato nel mondo del calcio, nel quale il pubblico ha potuto seguire la vita sportiva e privata di una squadra di calcio esistente, scelta però con delle selezioni. Il pubblico a casa, attraverso il televoto, sceglieva tre giocatori che l’allenatore della squadra doveva mandare in campo per almeno un tempo, salvo infortuni. I vincitori del programma ottenevano il diritto di partecipare al ritiro pre-campionato di Juventus, Inter e Milan.
La squadra oggetto del reality è stata il Cervia, che militava nel campionato di Eccellenza; al termine della prima edizione del programma, il club fu promosso, dopo quasi 35 anni, in Serie D. L’allenatore era il campione del mondo Francesco “Ciccio” Graziani, mentre il direttore sportivo era Giancarlo Magrini.
Tra i personaggi che più emersero nel programma ci fu Sossio Aruta, il calciatore di Castellammare di Stabbia che, in due stagioni, ha portato numerosi sportivi alla ribalta. Intervistato da Fanpage, Aruta ha ricordato così quel periodo:
Il Cervia, il reality show di Italia 1. Che ricordi hai di quella esperienza?
È uno dei ricordi calcistici più belli perché è stato qualcosa completamente fuori dagli schemi. Qualcosa di inedito per il calcio e per la televisione. Ho conosciuto persone straordinarie come Ciccio Graziani e Magrini. Siamo stati trattati come dei giocatori di prima fascia in quella stagione. Eravamo super coccolati, era un paese dei balocchi. Non potevamo camminare per strada, la gente ci amava. C’erano gli stadi pieni, ovunque si andava a giocare. Io avevo già giocato in categorie più importanti, come la B e la C1, ma il seguito che avevamo in quella stagione è stato irripetibile.
Come è arrivata la chiamata del Cervia?
Fui chiamato già dalla prima stagione, quando il Cervia era in Eccellenza, ma rifiutai perché giocavo al Cosenza in Serie D. Mi dissi che se fossero saliti di categoria, allora ci avrei pensato e così fu nella stagione successiva. Il procuratore Damiani, un grande procuratore di quegli anni, mi consigliò di fare il provino a Milano e non a Napoli perché c’erano migliaia di persone che volevano un posto in squadra. Quando arrivai a Milano, Magrini mi riconobbe subito: “Ma che ci fai qua? Uno come te deve fare pure i provini?”. Alla fine, mi fecero fare giusto due palleggi con Ciccio Graziani e il provino televisivo, quello più importante, per capire se ero giusto per il video. Fortunatamente, queste due cose sono andate di pari passo.
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