Dopo la scomparsa a seguito di una lunga malattia di Irina Sanpiter ormai 5 anni fa, Carlo Verdone sul suo profilo ricordò l’attrice. I due hanno lavorato insieme in Bianco Rosso e Verdone regalando una delle più belle interpretazioni di tutta la carriera dell’attore romano.
Il post di Carlo recitava così:
Sono molto triste,addolorato.
Ci vedevamo poco ma l’abbraccio, quando ci si incontrava, era sempre forte e pieno di dolce nostalgia. Era russa, di Mosca: me la fece incontrare Sergio Leone in quanto era parente della moglie (moscovita) dello sceneggiatore Giorgio Arlorio.
Fra tre opzioni scelsi subito lei per via di quegli occhioni dolci e malinconici che dovevano essere una caratteristica della mia Magda. Non volle continuare per scelta la strada del cinema. Era rimasta appagata dal nostro film e si mise ad organizzare eventi e concerti musicali. Non sapevo fosse malata.L’ ultima volta la incontrai lo scorso anno all’Isola Tiberina durante la rassegna cinematografica estiva. Di quel film non è rimasto quasi nessuno, e questo mi deprime terribilmente. Ma il cinema, fortunatamente, ci ” ferma nel tempo”. Illudendoci di una certa immortalità su uno schermo.
Magda sarà sempre nel mio cuore come una delle creazioni più riuscite: era sempre allegra,spiritosa, ironica. Grazie Irina per aver condiviso con me una bella commedia rimasta nel cuore di tanti spettatori.
Ti ricorderò per sempre cara, dolce amica.Carlo Verdone
Ricordiamo che in Bianco Rosso e Verdone per il personaggio di Magda si cercava un volto tipicamente torinese (occhi grandi, labbra pendule, viso slavato, sullo stampo dei personaggi pubblici della famiglia Agnelli), ma dopo molti provini fu scelta proprio russa Irina Sanpiter, doppiata con un marcato accento torinese dall’attrice italiana Solvejg D’Assunta. Il produttore Sergio Leone non era d’accordo nello scritturare Elena Fabrizi per il ruolo della nonna di Mimmo a causa della sua salute precaria, temendo problemi durante le riprese, in quanto la donna era diabetica. Vennero fatti dunque molti provini con altre coetanee romane, ma nessuna convinse il regista quanto la Fabrizi, che alla fine venne dunque scritturata, nonostante le titubanze di Leone.
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