In una recente intervista su Esquire, il cantautore Cesare Cremonini parla dei suoi vent’anni di carriera, rivelando di aver sentito la necessità di esprimersi come persona e non solo attraverso la musica. Questo bisogno ha portato l’artista a scrivere il suo libro: “Let them Talk”:
“Alla fine di un pezzo della mia vita, vent’anni quest’anno, mi sono accorto però che se volevo andare avanti dovevo ricucire una lunga fase della mia esistenza alla discografia che l’aveva prodotta. Sentivo di aver parlato poco di me: quando qualcuno mi intervistava rimanevo sempre il ragazzino bolognese, nonostante avessi vent’anni di carriera con una ricerca sonora che spaziava da “50 Special” a “Poetica”, universi del tutto diversi. Avevo spinto per anni un carico di canzoni con un peso gigantesco e mi sono sentito in frantumi: dovevo ricucire questa vita a quei brani”.
E a proposito di Lorenzo Jovanotti, dichiara:
“Lorenzo mi è sempre stato accanto. Quando uscì ‘Poetica’ mi disse: ‘Sono estasiato ma ora sono affari tuoi’. Negli anni è stato sempre un faro per la musica italiana e anche lui ha aperto una via, anzi più d’una. Ha sempre avuto grande intuito e il suo fiuto è riconosciuto universalmente. Ci sono degli artisti in Italia che quando si prendono un periodo di pausa ne sento la mancanza: Lorenzo è uno di questi”.
Cremonini poi continua, parlando degli anni ’90:
“A parte l’approccio creativo del pop di quel periodo, in cui vivevamo come generazioni la concretizzazione delle aperture culturali, dalla caduta del Muro alla nascita di Mtv in Italia che coglieva un vento musicale internazionale, quello che mi portò a provarci petto in fuori con la voglia di dire la mia, oggi il mondo è cambiato. Non mi è mai piaciuta l’idea di essere un cantante generazionale”.
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