Chiedimi se sono felice è, a detta di molti, il film più bello di Aldo, Giovanni e Giacomo. C’è chi ritiene che Tre uomini e una gamba sia imbattibile, ma c’è da ammettere che il terzo titolo della filmografia del trio comico (avviata nel 1997 proprio con Tre uomini e una gamba e proseguita nel ’98 con Così è la vita) è un film di svolta, diverso da precedenti, con una trama più libera dagli sketch del passato e molto dedicato all’amicizia. Molti non sanno, inoltre, che il film è pieno di riferimenti autobiografici, soprattutto legati ai lavori svolti dal trio prima di diventare famosi. Andiamo a scoprire quali, leggendo alcuni passi tratti dal libro “Tre uomini e una vita: La nostra (vera) storia raccontata per la prima volta”
La corsa in bici di Aldo
Tra le prime scene del film c’è quella in cui vediamo Aldo in sella alla bicicletta recarsi, dopo aver trascorso la notte con una ragazza (una giovanissima Paola Cortellesi), al Teatro alla Scala di Milano dove lavora come comparsa. La scena è autobiografica e riprende la corsa forsennata in bicicletta di Aldo da Via Passo Buole, in Porta romana, alla Scala dove lui e Giovanni facevano i mimi acrobati. Tutto vero, anche se nella realtà, quando Aldo è arrivato in scena non indossava le mutande da donna come nel film!
Il doppiaggio
Sempre all’inizio del film vediamo il povero Giacomo lavorare in sala di doppiaggio per fare i versi di un paziente malato. Anche questo è stato un lavoro autobiografico: Giovanni e Giacomo, per arrotondare, hanno fatto i doppiatori. A Milano in quegli anni il doppiaggio si usava moltissimo e funzionava proprio come nel film: andavi lì negli studi, ti sedevi in sala d’attesa e aspettavi che qualcuno ti chiamasse. Giovanni e Giacomo erano specializzati nelle Tartarughe Ninja: ma no nel senso che doppiavano Michelangelo, Raffaello, Leonardo e Donatello. No, loro facevano i suoni, per esempio quelli dei calzettoni: tump, tuff, pom. Quei versi che in gergo vengono chiamate “fegatelli”. Purtroppo non era un lavoro in cui eccellevano, tanto che dopo due turni, di doppiaggio non li hanno più presi.
Il mimo
Anche Giovanni e Giacomo che fanno i mimi al negozio è un riferimento autobiografico. I due, infatti, avevano frequentato la scuola di mimica all’arsenale, dove avevano imparato non a recitare, ma muoversi facendo dei personaggi incredibili. Avevano fatto anche mimi nelle piazze spagnole, durante una vacanza con tutta la scuola.
Precisamente nel film è Giovanni che fa il mimo, con Giacomo che è costretto a sostituirlo quando Giovanni parte per Francoforte. Come ben ricorderete, Giacomo viene cacciato e anche questo è un elemento un po’ autobiografico. Giacomo infatti è stato veramente bocciato come mimo, anche se non in un negozio, bensì alla Scala, dove era andato per un provino.
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