Si può discutere a lungo sulla parola ‘destino’ e sul perché alcune vite umane debbano essere segnate da eventi fatali e accidentali. Una di queste fu quella di Chrisopher Reeve, il celebre Superman divenuto icona della cultura pop negli anni 70 e 80, la cui vita, per una tragica fatalità, è stata rovinata per sempre.
L’incidente
Era il 27 maggio 1995 quando una maledetta caduta da cavallo rese Christopher Reeve, allora quarantaduenne, tetraplegico e non in grado di respirare autonomamente. L’attore stava partecipando ad una gara equestre a Charlottesville, nel parco Commonwealth a Culpeper, in Virginia. Cadendo, riportò lo spostamento traumatico di due vertebre cervicali, con seguente interessamento e lesione del midollo spinale: un trauma che quasi sempre conduce al decesso del paziente, ma non di Christopher. Come conseguenza del trauma subìto, Reeve restò vivo, ma riportò una paralisi permanente dal collo in giù (tetraplegia), perdendo l’uso di tutti gli arti ed anche la capacità di respirare autonomamente.
Lo sconforto
Subito dopo l’incidente Christopher lottò tra la vita e la morte, ma, quando si stabilizzò e prese coscienza dell’immobilità e dell’impossibilità totale di recupero funzionale, il suo primo desiderio fu quello di suicidarsi. All’ospedale, per aiutarlo emotivamente, si recò l’amico Robin Williams travestito da chirurgo, per farlo tornare a sorridere e fargli riacquistare la voglia di vivere, ma Reeve era sempre più depresso ed intenzionato all’eutanasia.
Da allora e sino alla morte, avvenuta nove anni dopo, nel 2004, rimase costretto su una sedia a rotelle e collegato a un respiratore artificiale.
Tristemente ironico il fatto che proprio lui, così atletico ed appassionato di sport, emblema dell’Uomo d’Acciaio, era costretto per sempre all’immobilità. Fu la moglie di Reeve a salvargli la vita. Dana Morosini Reeve gli chiese infatti di fare con lei un patto per amore suo e dei loro figli: darle due anni di tempo durante i quali lei avrebbe fatto il possibile per rendergli la vita il più possibile confortevole e vivibile e – solo al termine dei due anni – decidere se chiedere o meno l’eutanasia. Christopher accettò e tutti sappiamo che, alla fine di quel patto, decise che la sua esistenza poteva e doveva avere un senso: sentiva forte il dovere di donare motivazione a chi era nelle stesse sue condizioni e di aiutare e spingere la ricerca scientifica nella giusta direzione.
Dopo l’incidente Christopher Reeve è comparso ancora sulla scena, sulla sua sedia a rotelle, nel film del 1998 La finestra sul cortile, un remake di uno dei più celebri film di Alfred Hitchcock. Nel film, Reeve interpreta il ruolo di un portatore di handicap che, costretto tutto il giorno in casa, assiste da una finestra a un omicidio (il ruolo nella pellicola originale era di James Stewart, il cui personaggio testimone dell’omicidio aveva una gamba rotta).
Nel 1998 uscì l’autobiografia di Reeve, Still Me (Ancora io), che ribadisce ancora una volta la sua forza d’animo. Come guest star è apparso nella serie televisiva Smallville, che narra la giovinezza di Clark Kent.
Con il passare degli anni, Reeve diventò un attivista nelle campagne a difesa dei diritti dei disabili e un grande sostenitore della ricerca sulle cellule staminali e la clonazione terapeutica, che sostenne anche attraverso una propria organizzazione (la Christopher Reeve Paralysis Foundation), protestando contro la politica del governo statunitense. Con la moglie Dana ha fondato il Christopher and Dana Reeve Paralysis Resource Center, un ospedale a Short Hills, nel New Jersey, nel quale viene insegnato ai paraplegici a vivere in maniera il più indipendente possibile, compatibilmente con le proprie condizioni. Nel 2003 ha pubblicato Nothing is impossible – Reflection of a new life, il seguito del primo libro, col quale intende dare una speranza, tramite la propria esperienza, a tutte le persone affette da handicap, trasmettendo la propria voglia di vivere.
Christopher Reeve morì d’infarto il 10 ottobre 2004, a 52 anni, al Norther Westchester Medical Center di New York, dove era stato ricoverato ore prima a causa di un attacco cardiaco, conseguente a una grave infezione provocata da una piaga da decubito. La sua storia è ancora oggi un esempio ed una motivazione formidabile per tutti noi, che dobbiamo imparare a lottare sempre ed essere forti, come lo è stato il nostro Superman.
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