Appena un anno dopo il grande successo di Lo chiamavano Trinità…, nel 1971 usciva nelle sale italiane il sequel …Continuavano a chiamarlo Trinità, diretto sempre da E.B. Clucher, con l’insostituibile coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill. In Italia il film è stato il campione d’incassi assoluto nella stagione 1971-72 incassando oltre 6 miliardi di lire.
Nel secondo capitolo tornano i due fratelli più famosi del far west, il bello e furbo Trinità e il burbero Bambino, due banditi dal pugno facile e dal cuore tenero. In questa nuova avventura, vengono scambiati per agenti federali e ne approfittano per far soldi a spese del signorotto locale che traffica armi in un convento di frati. Alla fine puniscono i cattivi e salvano i frati ma devono rendere il bottino.
Tra le scene più memorabili del film c’è sicuramente la partita a poker dei due fratelli al saloon contro Wild Cat Hendriks, noto giocatore d’azzardo professionista. Alla fine della partita ad avere la meglio è Trinità, che prima mischia le carte con incredibili virtuosismi e poi, vinta la mano, quando Wild Cat Hendriks lo accusa di aver barato, gli ricaccia in gola le accuse a suon di ceffoni alternati alla pistola puntata. Per prepararsi a quella scena, Terence Hill adottò un peculiare allenamento, come raccontò a Fabio Fazio in un’intervista a Che tempo che fa:
Quella scena in particolare è nata durante il primo Trinità, Enzo Barboni [il regista] mi disse che nel secondo avrebbe voluto fare questo gioco schiaffo-pistola. Se ci fate caso non ci sono tagli nel mezzo. Mi sono allenato per tre mesi a prendere a schiaffi una colonna all’ingresso di casa mia. Ho rischiato il divorzio [ride]. Mia moglie non sapeva niente, mi ero sposato da poco. La prima volta che mi vide, mi sentì dal salotto. Mi guardò e mi disse: “Ma che stai facendo? Ma chi ho sposato?!
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