Danilo Bertazzi è ricordato dal grande pubblico per aver interpretato Tonio Cartonio nel programma della Melevisione, l’iconico programma di RaiTre ambientato nel Fantabosco che spopolava a cavallo tra gli anni Novanta e gli anni Duemila. Recentemente è stato intervistato dal Corriere in occasione della sua ospitata sul palco del festival Educa Immagine domenica 12 aprile.

Bertazzi, lei lasciò la Melevisione dopo sei stagioni. Colpa della “troppa popolarità” di Tonio Cartonio?
«È stata una scelta mia, una scelta sofferta perché dopo aver lasciato la Melevisione non ho lavorato per due anni. È stato come interrompere una relazione, c’erano molti motivi che mi hanno portato a quella decisione. Sicuramente tra questi c’era il desiderio di tornare a essere Danilo oltre a Tonio, non solo dal punto di vista professionale. Ormai ero Tonio sempre, anche nella mia vita quotidiana, e d’altronde in Tonio c’era moltissimo di Danilo. Se uno le riguarda oggi, c’è un’enorme differenza tra la prima puntata e le ultime: all’inizio ero “solo” un attore, recitavo le battute scritte da altri interpretando questo personaggio che non aveva un passato o una storia. Tonio è cresciuto grazie a quello che io gli ho portato, facendolo vivere davvero».

Forse proprio questa “vita vera” di Tonio Cartonio ha contribuito al suo successo?
«Credo di sì, e i bambini percepivano questa verità anche attraverso la televisione perché quando lo interpretavo mi rivolgevo sempre alla telecamera come se dietro ci fossero dei bambini in carne e ossa, parlando direttamente a loro. In questo modo potevano sentire una vicinanza reale ed entrare con l’immaginazione nella radura del Fantabosco».

Tra i momenti più tragicamente memorabili della Melevisione rimane la puntata dell’11 settembre 2001, che fu interrotta dall’annuncio dell’attentato al World Trade Center. Come ricorda quel giorno?
«
Si trattava di una replica di una puntata già andata in onda qualche tempo prima, noi nel frattempo eravamo sul set a registrare le puntate che sarebbero state trasmesse un paio di mesi dopo. Ci siamo bloccati, fermi insieme a tutto il mondo davanti a quello che stava accadendo, e quel giorno non siamo più andati avanti a lavorare. Penso spesso se la Rai abbia fatto bene a interrompere quella puntata. Immagino sia stata una decisione difficile, RaiTre in quanto servizio pubblico aveva il dovere di dare quella notizia. Ma mancavano pochi minuti al temine della puntata, c’erano tutte le altre testate giornalistiche e televisive che stavano raccontando l’accaduto: forse si sarebbe potuto aspettare qualche minuto per tutelare i bambini che stavano guardando la puntata e poi andare avanti».