Den Harrow, icona degli anni ’80 con venti milioni di album venduti, si è raccontato di recente in una nuova intervista al Corriere. Harrow, al secolo Stefano Zandri, oggi ha 61 anni e vive a Malaga, ha 61 anni, ma sale ancora sul palco facendo serate per nostalgici, ma non solo.
Le sarebbe piaciuto andare a Sanremo?
«Sarei dovuto andare nell’88. Avevo un brano scritto in italiano da Cristiano Malgioglio, ma la mia casa discografica preferì evitare. Ero all’apice del successo. I brani erano in inglese. Funzionava così. Presentare un brano in italiano era rischioso per l’immagine che era stata costruita».
Le è spiaciuto?
«All’epoca non diedi molto peso all’occasione mancata. Ero un cantante per caso, all’inizio non era la mia voce, si sa, mi scelsero per l’aspetto fisico e non per le doti canore. Ero giovanissimo, ero un performer, facevo quello che mi dicevano».
Ci fu qualche altra occasione?
«Dopo la mia partecipazione all’Isola dei famosi, nel 2006, durante le quale scoppiai in un pianto a dirotto che tutti ricordano, venni travolto da tantissime richieste, tra queste anche quella di Pippo Baudo che mi avrebbe voluto sul palco dell’Ariston. Ma, anche in questo caso, la casa discografica non accettò: l’invito era arrivato all’ultimo minuto e non c’era il margine sufficiente per poter partecipare in modo adeguato».
Quattro anni fa, insieme a mia moglie Daisy Scaramella, scrissi una canzone, Dimmi chi sono io, con la quale mi candidai per Sanremo. Non fui scelto. In questo caso, confesso, mi è dispiaciuto, perché sarebbe stata per me un’occasione di riscatto. Oramai era risaputo che nei primi anni della mia carriera, dall’85 all’88, non cantavo io ma la voce era “prestata”. Dall’88 in poi invece ero io a cantare, ma sempre in inglese. Non sono un cantante, ma non era male nemmeno la mia voce. Mi sarebbe piaciuto poterlo dimostrare».
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