Il 25 giugno del 2017 lo ricorderemo in molti, o meglio, tutti noi che eravamo presenti all’Olimpico di Roma, per quello che è stato un vero successo. Alle 19 l’apertura dei cancelli, qualche birra di rito e poi la grande entrata sul prato dello stadio. Quel prato che ogni domenica vede protagonisti i calciatori, ma che ieri ha visto noi come dominatori. Eravamo tanti e dopo aver superato i controlli di sicurezza, che mano a mano diventano sempre più grandi a causa degli attentati, ci accingiamo ad ascoltare i nostri eroi. Il gruppo spalla iniziale non è male e alle 21 puntuali come un orologio svizzero entrano i Depeche Mode.
Il colpo d’occhio è fantastico, ci sono tutte le tribune piene, le stesse tribune sulle quali saremo seduti al concerto degli U2 e che forse non è stata una grande idea prendere, perché il prato è il prato, l’energia, la positività che esce fuori da lì è unica.
«Con il terrore come arma, vi spaventano fino a intontirvi, vi sfiniscono fino a portarvi dalla loro parte. Dov’è la rivoluzione? Forza, gente, mi state deludendo». Così Where is the Revolution, dall’ultimo album dei Depeche Mode, uscito qualche mese fa. Ma invece no, nessuno è stato deluso, tra i 53 mila fan presenti a Roma per la prima delle tre date italiane della band. Due ore e mezza di musica, aperte da Revolution dei Beatles, poi una scaletta che in 22 brani ha ripercorso le tappe fondamentali di una carriera lunga 37 anni.
Dopo due pezzi tratti da “Spirit”, è subito tuffo nella storia dei grandi successi della band britannica: “Barrel of a gun”, dell’album Ultra (1997), “A pain that I’m used to” da Playing the angel (2005), “Corrupt” da Sounds of the universe (2009), “In your room” da Songs of faith and devotion (1993).
Il mito è lui, Dave, lo vedi saltare, girare, rigorosamente a torso nudo, fornendo quell’adrenalina e grinta unica che solo lui può dare.
Sullo sfondo, il consueto schermo a led che non manca mai ai live della band dove vengono trasmessi anche alcuni videoclip della band.
A metà concerto, Gahan lascia il palco a Gore (che si esibisce nei due brani “A Question of Lust” e “Home”), per poi tornare dal suo pubblico e proseguire il live con altri setti brani, prima dei bis: un crescendo che, dalle nuovi canzoni dell’album “Spirit”, trasforma lo stadio in un coro unico e potentissimo su “Enjoy the Silence”, penultimo brano della scaletta.
Il tocco finale è unico, Heroes di David Bowie e Personal Jesus. Il concerto atteso, ha mantenuto tutte le aspettative.
GRAZIE.
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