Hayden non ce l’ha fatta: il pilota è morto dopo 5 giorni di coma.
Nicky Hayden ha perso la sua lotta per la vita, da subito apparsa molto difficile e disperata. Il pilota statunitense di Superbike, 36 anni, è morto questo pomeriggio all’Ospedale Bufalini di Cesena, dov’era arrivato in condizioni disperate mercoledì scorso, con l’eliosoccorso da Rimini. L’Ausl romagnola ha ufficializzato la notizia poco dopo le 17.
Hayden era stato investito da un’auto mentre si allenava in bicicletta a Misano Adriatico, all’incrocio fra via Ca’ Raffaelli, dove pedalava da solo, e via Tavoleto, dove marciava una Peugeot 206. Per l’incidente è indagato un uomo di trent’anni. Secondo la dinamica, avvalorata da un video delle telecamere di sorveglianza di un’abitazione privata, ora in possesso dei pm, il pilota del Kentucky non si sarebbe fermato allo stop, venendo così travolto. La bici, tagliata in due, è stata sbalzata a metri di distanza nell’erba, il parabrezza dell’auto è andato in frantumi.
Le lesioni celebrali sono sembrate subito molto gravi.
Fin da bambino si dedica alle moto, correndo nei circuiti cross; passa poi alle derivate di serie, partecipando al campionato AMA Supersport del 1998, facendo lo stesso anno la prima apparizione a livello internazionale nel campionato mondiale Supersport ottenendo una wildcard per la prova americana di Laguna Seca con una Suzuki GSX 600R del team Hypercycle Suzuki, ritirandosi in gara. Nel 1999 è campione dell’AMA Supersport con 372 punti e 5 vittorie stagionali in gara.
Nel 2000, all’esordio nell’AMA Superbike, ottiene un secondo posto nella classifica finale a soli 5 punti dal pluricampione della categoria Mat Mladin.
Nel 2001 riesce a piazzarsi al terzo posto e nel 2002 vince il campionato diventando il più giovane campione della storia del campionato AMA Superbike ottenendo 9 successi.
Sempre nel 2002 corre come wildcard con una Honda RC51 del team American Honda la prova statunitense del campionato mondiale Superbike sul circuito di Laguna Seca, ottiene piazzamenti a punti in entrambe le gare classificandosi 26º in campionato.
Esordisce in MotoGP nel 2003 con la RC211V del team Repsol Honda, con compagno di squadra Valentino Rossi, ottenendo due terzi posti (Pacifico e Australia) e terminando la stagione al 5º posto con 130 punti.
Nel 2004, anno in cui il compagno di squadra è stato Alex Barros, ottiene due terzi posti (Brasile e Germania) e l’8º posto finale con 117 punti. In questa stagione è stato costretto a saltare il GP del Portogallo a causa di una frattura alla clavicola rimediata in un giro in supermoto.
Nel 2005, anno in cui il suo compagno di squadra è stato Max Biaggi, ottiene la sua prima vittoria negli Stati Uniti, oltre a due secondi posti (Australia e Comunità Valenciana), tre terzi posti (Germania, Qatar e Turchia) e tre pole position (Stati Uniti, Germania e Australia); a fine stagione è 3º con 206 punti.
Nel 2006, grazie a nove podi nelle prime undici gare e due vittorie (Assen e Laguna Seca), mantiene la leadership della classifica iridata per quasi tutta la durata del campionato mondiale, dal terzo GP fino al penultimo, per un totale di tredici gare.
A sei gare dal termine è a 34 punti di vantaggio dal secondo classificato Daniel Pedrosa ed a 51 da Valentino Rossi, mentre a due gare dal termine conserva 12 punti di vantaggio da Rossi. Al GP del Portogallo, penultimo gran premio della stagione, viene trascinato fuori pista dal suo compagno di squadra Pedrosa, e Rossi con il secondo posto si porta in testa alla classifica iridata con 8 punti di vantaggio.
Ma all’ultimo Gran Premio della stagione Rossi, partito dalla pole position, scivola nel tentativo di rimontare gli avversari mentre Hayden giunge al terzo posto, diventando campione del mondo e rompendo l’imbattibilità dell’italiano nella classe MotoGP, che delle quattro stagioni fin lì disputate le aveva vinte tutte.
Ultimamente correva nel superbike.
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