Si è spento nella giornata di oggi Richard Benson, il musicista di origine britannica naturalizzato italiano. A darne l’annuncio i suoi account social ufficiali. Aveva compiuto 67 anni lo scorso marzo.

Carissimi amici ed amiche, dobbiamo purtroppo darvi la notizia più brutta possibile. Richard ha lottato come un leone anche questa volta contro la morte e purtroppo non ce l’ha fatta. Ci ha lasciato. L’ultima volta però ci ha detto: “Se muoio, muoio felice”.

 

 

Benson è stato un musicista attivo nell’underground romano dei primi anni settanta, nella sua carriera ha anche condotto diverse trasmissioni televisive e radiofoniche a sfondo musicale ed è saltuariamente ospite in varietà sulle reti nazionali. Figura storica delle emittenti private romane, ha costruito la sua fama (dapprima limitata al solo ambiente popolare romano e poi allargatasi al web e alla televisione) soprattutto grazie ai suoi spettacoli, nei quali è vittima di insulti e lanci di oggetti sul palco.

Per inquadrare il personaggio basti pensare che perfino Wikipedia recita riguardo alle sue origini: “Sui dati anagrafici di Richard Benson è aleggiata incertezza per lungo tempo, in quanto l’unica prova a sostegno delle sue origini anglosassoni e della sua data di nascita sarebbe il suo passaporto, il quale testimonia che sarebbe nato a Woking (vicino a Londra), con il nome Richard Philip Henry John Benson. Il documento è comparso per la prima volta sul sito Richard Warriors, che oltre a non essere il suo sito ufficiale, è caratterizzato da toni e intenti puramente goliardici”.

“Proprio per questo – si legge sulle origini di Richard Benson – per diversi anni è circolata una diceria secondo la quale il chitarrista avrebbe avuto origini italiane e che il suo nome reale sarebbe stato Riccardo Benzoni (nome con il quale viene spesso apostrofato dal pubblico durante le sue apparizioni pubbliche). Tuttavia, non è mai stata trovata alcuna prova a sostegno di questa teoria”. Insomma certezze poche e invece molta leggenda.

Nel 1990 condusse su Radio Rock sei puntate dedicate in modo specifico alle chitarre e alle relative tecniche. Nel 1992 comparve anche nel film di Carlo Verdone Maledetto il giorno che t’ho incontrato, facendo un cameo in cui interpreta se stesso nella fittizia trasmissione Juke-box all’idrogeno, disquisendo con lo stesso Verdone su Jimi Hendrix (LEGGI QUA IL NOSTRO APPROFONDIMENTO)