Eddie Murphy è tornato ad interpretare Axel Foley nel quarto capitolo di Beverly Hills Cop (dal 3 luglio su Netflix). Intervistato dal New York Times, ha parlato della sua vita e della sua carriera, delle difficoltà nell’emergere come persona nera. 

Il giornalista David Marchese ha fatto notare a Murphy che c’è stato un periodo della sua carriera in cui la sua popolarità poteva essere paragonata a quella di personaggi come Elvis Presley, Michael Jackson e Prince che, però, nella loro vita hanno fatto ampio uso di droghe e quindi gli ha chiesto come fosse riuscito a non cedervi:

Questi personaggi sono tutti esempi di “ammonimento” per me. Non bevo. Ho fumato uno spinello per la prima volta a 30 anni – il massimo della droga che ho preso è un po’ di erba. Ricordo che avevo 19 anni e sono andato al Blues Bar. Eravamo io, Belushi e Robin Williams. Loro iniziarono a farsi di coca e io dissi: “No, sono a posto”. Non stavo prendendo una posizione morale. Semplicemente non mi interessava. Non avere il desiderio o la curiosità, direi che è provvidenza. Dio ha vegliato su di me in quel momento. Quando diventi famoso molto giovane, soprattutto se sei un artista nero, è come vivere in un campo minato. In qualsiasi momento può succedere qualcosa che può rovinare tutto. Era come se tutte queste cose stessero accadendo e io ne fossi completamente ignaro. Ora, a quest’età, posso guardare indietro e dire: “Wow, ho attraversato un campo minato per 35 anni”. Come si fa ad attraversare un campo minato per 35, 40 anni? Qualcosa deve vegliare su di te.