Gabry Ponte, storico dj degli Eiffel 65, è stato intervistato dal Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti sul suo passato e sulla sua carriera. Ecco un estratto dove parla della storica hit Blue:
Come è nata «Blue»?
«È nata in un sottoscala: eravamo nello studio di Massimo Gabutti, il mio primo mentore, a Torino: faceva collaborare giovani musicisti, cantanti e dj. Una volta ci siamo trovati io, Maurizio Lobina e Jeffrey Jey, cioè gli Eiffel 65, in questo piano interrato, e “Blue” è nata in due giorni, senza aspettative».
Da lì siete diventati star mondiali: «Blue» era in top 10 anche negli Stati Uniti.
«La cosa più incredibile è che in America non sapevano come ballare la dance. Ci siamo andati nel 2000, quando il nostro genere lì non esisteva. Quando partiva “Blue” erano tutti scatenati perché la conoscevano, ma il resto dello show era imbarazzante perché stavano fermi: abituati alla house o all’r’n’b, ci guardavano come alieni. Eravamo in anticipo di almeno 10 anni».
Di «Blue» ci sono tante versioni, l’ultima è quella di David Guetta: che ne pensa?
«È una manna dal cielo. I campionamenti permettono di tramandare i brani e renderli degli evergreen. Io stesso quando feci “Geordie”, usando un pezzo di De André, realizzai che la mia generazione non conosceva Faber».
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