Intervistata dal Corriere della Sera in occasione dei suoi 60 anni (compiuti il 7 febbraio) Emanuela Folliero ha raccontato il suo rapporto con l’età che passa e l’esperienza fatta da sex symbol con il calendario.

Le scoccia aver raggiunto i 60?
«No, ma fa impressione agli altri. Sono loro che me lo fanno notare come se fosse una malattia».

Per una che aveva fatto la fotomodella…
«Nel 1901».

Non soffre per l’età che passa?
«No. E poi non ho mai puntato sulla bellezza».

Sa che non è credibile? La definivano «il sogno erotico degli italiani». Non si è mai sentita un sex symbol?
«Mai, neanche un secondo».

Il compleanno dove lo ha festeggiato?
«In balera».

In effetti non molto da sex symbol… È ossessionata dallo specchio?
«Devi fare pace con le tue rughe: quelle che si sono trasformate in donne gatto mi fanno impressione. Io ho fatto cure per la pelle, ma le punturine no perché gonfiano. Bisogna saper accettare l’età, a un certo punto conta solo l’eleganza».

Il suo calendario fu un successo.
«Non lo volevo fare».

Dicono tutti così.
«D’istinto sono una che dice subito di no, è la mia prima risposta. Poi sono stata felice di averlo fatto. In fondo non ne avevo bisogno per lanciarmi, ero già famosa».

Quanto l’hanno pagata?
«Chi diavolo se lo ricorda, credo parecchio: 80mila? Boh».

All’epoca, era il 2003, disse che lo aveva fatto per smentire che aveva il seno rifatto.
«Sa che anche al mio medico della mutua gli ho dovuto portare l’ecografia per farlo ricredere? È il pregiudizio del mondo dello spettacolo, nel momento in cui sei in televisione devi sempre dimostrare qualcosa: che non sei scema, che non sei raccomandata… comunque non sono finte».

Doveva schivare i corteggiatori.
«Piuttosto stalker. Ne ho avuti tanti. Gente fuori di testa, spinti da un’ossessione, mi aspettavano sotto casa. Ho passato periodi in cui mi dovevo guardare intorno, sono andata alla polizia, c’era uno che sosteneva di essere il mio fidanzato e diceva che gli parlavo attraverso la tv».

Tante serate mondane.
«Io sono quella che appena finisce di lavorare mi smonto e crollo. Da qui il motivo per cui gli amici mi chiamano zia Pina, da sempre. Sono zero mondana, mi ha sempre fatto fatica partecipare a quelle serate fatte di sorrisi e di relazioni. Forse è un limite che mi ha penalizzato. Ma sono fatta così».

Quanti reality ha rifiutato?
«Tutti quelli che ci sono. Anche quest’anno».

Perché?
«Non è nelle mie corde e poi penso subito all’effetto che fa a mio figlio. Una volta gli ho chiesto cosa ne pensava. Mi ha detto: in mezzo a quegli sfigati no, dai. La percezione è che se ci vai sei alla canna del gas».

A che cifre ha rinunciato?
«Non l’ho nemmeno chiesto». Ride. «Non ho prezzo».

Diplomatica o incendiaria?
«Più la seconda. Spesso litigo in macchina e una volta ho piantato contro il muro una zingara che aveva rubato lo zaino a mio figlio».

È stata con Stefano D’Orazio dei Pooh. Perché è finita?
«Era una persona speciale. Un grandissimo professionista ma anche un cazzaro con cui mi sono divertita tantissimo. Io stavo a Milano, lui a Roma, ci siamo conosciuti e piaciuti. Io volevo una famiglia e dei figli — cosa che poi ho fatto in ordine sparso e poco lineare —, lui invece no. In amore l’errore è voler cambiare le persone, per questo siamo rimasti grandi amici».

Un altro calendario a 60 anni?
«Quello di Frate Indovino».