Enrico Ruggeri è stato intervistato da Leggo.it in occasione dell’uscita del suo nuovo album con 11 inediti: “Un album old style, provato e riprovato” ha commentato lui.
Ecco un piccolo estratto:
In un recente Tweet, ha postato il decalogo della buona musica definendo il disco “non artefatto dalla tecnologia”. Quindi, come è?
«Scherzando è un “best of”, il meglio dei tre dischi che mai vedranno la luce. L’ultimo lavoro è stato nel 2019 con Alma. Tutti dicono di fare un disco suonato ma non è vero. La Rivoluzione è stato tanto in studio, abbiamo provato e riprovato, cambiato, buttato. Cose ovvie negli anni ’70 e ’80 e che oggi ovvie non sono. Non ho inventato nulla. Il primo album dei Led Zeppelin era così».
Prolifico discograficamente. Un bene o un male?
«Forse un bene. È stata una mia scelta, anche se strategicamente non è stata ottima. A volte è meglio sparire per un po’».
L’artista che decide. E non chi per lui. Oggi la musica come è?
«La verità è che è proprio cambiato tutto. Vasco, Battiato, De Gregori, Jannacci, Gaber, artisti che durano da decenni anni e che hanno venduto poco o nulla all’esordio. Chi ha fatto il primo disco di Battiato ci ha rimesso, ha aspettato. Un giovane a cui viene fatto un contratto per un singolo è costretto a spaccare subito per non sparire. In questo modo le probabilità di durare sono ridotte».
Di Sanremo ne ha fatti tanti. In gara, come ospite, come autore, due i premi della critica. Ma ci tornerebbe in questi “rivoluzionari” delle ultime edizioni?
«Me lo sono chiesto, proprio con questo disco. Ma questi Sanremo non sono fatti per quelli come me. Fare un Festival dove si parla più di come si è vestiti o che si ricorda di più del fatto Bugo-Morgan che delle canzoni? No, gli svantaggi sarebbero stati superiori ai vantaggi. Però non nego che un giorno potrei tornarci».
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