Il film
Fantozzi alla riscossa è il 7° capitolo della saga fantozziana, realizzato nel 1990. Così come nel precedente Fantozzi va in pensione, la stragrande maggioranza delle avventure del celebre ragioniere non riguardano più il lavoro ma la vita personale di Fantozzi, facendo così assumere alla pellicola una connotazione più “privata” e malinconica.
La trama
Oramai in pensione, Fantozzi viene richiamato dalla Megaditta durante l’incontro annuale tra il duca Conte Barambani e i neoassunti, ma la sua presenza si rivela un’umiliazione per dimostrare cosa fare per salire nella gerarchia aziendale -spionaggio, furto, servilismo. Il tutto si scopre alla fine essere un incubo del ragioniere che lo porta ad uno stato di sonnambulismo ed a credere di soffrire di depressione e complessi di inferiorità. Un produttore cinematografico, notando Ughina, nipotina di Fantozzi, la sceglie come protagonista di un film. Fantozzi diventa il suo agente e accarezza le possibilità di riscatto che ne deriverebbero, al provino però lo attende una brutta sorpresa: il film è di fantascienza e Ughina avrebbe la parte di una scimmia. Pina si oppone a una simile umiliazione e Fantozzi deve rinunciare ai suoi sogni di gloria.
L’hooligan
Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo è autrice del libro “Fantozzi dietro le quinte. Oltre la maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio”. Proprio all’interno del libro è possibile trovare tantissimi aneddoti legati al padre e non solo, anche approfondimenti sulla sua vita privata.
Attraverso il libro possiamo leggere anche un passaggio del fratello, che nel film interpreta l’hooligan:
“Nei panni dell’hooligan che insegna a Fantozzi a «vivere da leone» ci sono io. Anche se avevo già fatto delle cose a teatro avevo timore di lavorare con il papà, ce l’avevano un po’ tutti gli attori. Primo perché era burbero poi perché andava a braccio, cioè seguiva il canovaccio ma spesso cambiava le battute, e anche questa era la sua bravura. Comunque mi ha detto subito di non preoccuparmi perché se non mi fosse venuta una battuta ci avrebbe pensato lui e questo mi ha dato tranquillità. Così, nonostante all’inizio fossi intimidito mi ha messo a mio agio e alla fine è stata una bella esperienza. L’unico momento complicato è stato quando abbiamo girato la scena in cui l’hooligan deve incidergli sul petto “I love Fantozzi”. La pistola a spirale con l’ago era vera e dovevo avvicinarmi parecchio, perciò avevo paura di fargli male. Ma probabilmente era una preoccupazione condivisa, dato che Neri si è avvicinato più volte per controllare. Ma in generale l’atmosfera era estremamente rilassata.”
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