Tratto dall’autobiografia di James Lord Un ritratto di Giacometti
con
GEOFFREY RUSH
ARMIE HAMMER
Final Portrait è il ritratto di un genio artistico e la storia di un’amicizia tra due uomini molto diversi, eppure uniti da un atto creativo in costante evoluzione. Il film racconta anche le difficoltà del processo artistico – a tratti esaltante, a tratti esasperante e sconcertante – chiedendosi se il talento di un grande artista sia un dono o una maledizione.
SINOSSI
Nel 1964, durante un breve viaggio a Parigi, lo scrittore americano e appassionato d’arte James Lord incontra il suo amico Alberto Giacometti, un pittore svizzero di fama internazionale, che gli chiede di posare per lui. Le sedute, gli assicura Giacometti, dureranno solo qualche giorno. Lusingato e incuriosito, Lord accetta, inconsapevole che quei giorni, in realtà, si trasformeranno in settimane…
Non è solo l’inizio di un’amicizia insolita, ma anche – visto attraverso gli occhi di Lord – di un viaggio illuminante nella bellezza, la frustrazione, la profondità e, a volte, il vero e proprio caos del processo artistico.
Stanley Tucci arriva al suo quinto lavoro nelle vesti di regista – dopo Big Night (1996), Gli imbroglioni (1998), Il segreto di Joe Gould (2000) e Blind Date (2007). Per questo film, Tucci prende spunto dal diario di James Lord, “A Giacometti Portrait”, in cui l’americano descrisse nei minimi dettagli quei 18 giorni trascorsi con Giacometti nel suo atelier parigino.
Riuscire a portare sul grande schermo una personalità artistica ed estrosa come quella di Giacometti creando un personaggio convincente non era cosa semplice, e questo è uno dei meriti di questa pellicola. Il premio Oscar Geoffrey Rush si conferma un attore di altissimo livello, con un altra performance da ricordare (anche la somiglianza fisica con il vero Giacometti è da rimarcare).
C’è da dire però che il film, nato per descrivere il difficile percorso che ci vuole per creare un’opera d’arte, viene risucchiato nella ciclicità di questo lungo processo e risulta abbastanza soporifero e lento. La continua incompiutezza del ritratto diventa quasi snervante; difficile comprendere come il povero James Lord (Armie Hammer) abbia potuto resistere con pazienza tutti quei giorni, tornando a casa poi con il quadro incompiuto! Oltre a ciò la storia in sé e per sé, considerata nel suo involucro, non coinvolge più di tanto. Buona invece la resa degli anni 60 parigini, con musiche e ambienti molto piacevoli.
In conclusione, un film adatto agli appassionati d’arte e al genere un po’ retro/vintage, ma se cercate una storia commovente sull’amicizia non è questa la strada.
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