Ha festeggiato lo scorso anno il suo quarantesimo anniversario Flash Gordon, il celebre film diretto da Mike Hodges, ispirato all’omonimo personaggio dei fumetti fantascientifici ideato nel 1934 da Alex Raymond. Protagonista della pellicola, prodotta dall’italiano Dino DeLaurentis, un allora sconosciuto Sam Jones nei panni dell’eroe omonimo, Flash Gordon, un giocatore di football dei New York Jets che si ritrova, insieme alla la giornalista Dale Arden e il dottor Hans Zarkov, sul pianeta Mongo a combattere l’infido imperatore galattico Ming il Terribile (Max von Sydow), il quale, per noia, aveva cominciato a scagliare meteoriti contro la Terra con lo scopo di annientarla. I tre umani dovranno cercare di risolvere la situazione e salvare il Pianeta, ma per la strada incontreranno i curiosi abitanti di quel mondo, tra cui la Principessa Aura (Ornella Muti), il Principe Barin (Timothy Dalton) e la perfida scienziata Kala (Mariangela Melato).
Un grande flop, ma un grande cult
Realizzato con ingentissimi capitali (costo stimato di produzione di 35 milioni di dollari) da Dino DeLaurentis, il film è un tipico ‘kolossal’ concepito non tanto in funzione dei valori nascosti negli eroi delle letterature mitiche antiche o moderne, bensì quale conseguenza dell’allora grande successo commerciale di storie ispirate ai fumetti (si pensi a Batman, Superman, Uomo Ragno) e alla fantascienza.
Alla sua uscita il film fu però un grande flop, soprattutto negli Stati Uniti, dove ricavò solo 27 milioni di dollari. Alcuni critici salvarono giusto l’interpretazione di Max von Sydow (il cattivo imperatore Ming), mentre non fu particolarmente apprezzato il protagonista Sam Jones, che ottenne anche una poco lusinghiera candidatura ai Razzie Awards come peggior attore protagonista. Col passare degli anni, tuttavia, Flash Gordon è stato rivalutato venendo ricordato come cult del cinema di fantascienza, grazie a una scenografia impressionante, a una colonna sonora firmata dai Queen, e anche per il suo essere così pasticciato, involontariamente comico e con un’azione ed estetica cartoonesca che rievoca un’idea retrò di sci-fi. Come si percepisce dal finale e dalla scritta The End (?), il progetto era stato concepito originariamente come una trilogia, ma il potente insuccesso ne bloccò ogni piano.
La lite tra Dino De Laurentis e Sam Jones
Tra il protagonista e la produzione ci furono alcune grandi divergenze. Sam J. Jones (Flash Gordon) ebbe un litigio con Dino De Laurentiis per una percepita mancanza di pagamento e non fu richiamato a lavorare durante le riprese della seconda unità e post-produzione del film. La maggior parte dei dialoghi di Jones furono doppiati: per anni, l’identità del doppiatore che forniva la voce era sconosciuta, anche allo stesso Jones. Leggiamo nel dettaglio cosa è raccontato nel libro “Dino De Laurentis, la vita, i film”,
Sam Jones costituisce da subito un problema. Una settimana prima dell’inizio, Dino lo convocò e gli importò alcuni saggi consigli sul prepararsi ad essere un divo e comportarsi adeguatamente. La paternale risultò inutile perché quella stessa notte Sam si lascia coinvolgere in una rissa di nottambuli a Covent Garden, finendo all’ospedale con una ferita al volto che richiedeva dei punti.
Dino piombò come una furia nella sala operatoria, in mezzo al gruppo dei medici e delle infermiere, e proclamò: “Voi non potete toccarlo, è la mia star e se gli rovinate la faccia, mi distruggete il film”. “Con tutto il rispetto signore” – rispose calmo il chirurgo – “lei deve uscire di qui. Questo è un ospedale, non uno studio cinematografico”. La sparata di Dino ottenne comunque l’effetto che i medici trattarono la ferita con particolare attenzione, tanto che l’incauto Sam poté cominciare regolarmente il lavoro. […]
Sam Jones abbandonò il film a metà riprese
Per niente ammaestrato dalla brutta esperienza, il giovanotto continuò a piantar grane e a chiedere aumenti durante tutta la lavorazione, finché a Natale sparì diretto a Los Angeles e non torno più. C’erano ancora in ballo otto settimane di lavoro sugli effetti visivi, ma Dino non si sgomentò. “Andiamo avanti”, ordinò, “con la migliore controfigura che riuscite a trovare”. Forse fu l’unico caso nella storia del cinema di un film da 30 milioni di dollari portato a termine in assenza del protagonista, che fu completamente doppiato. Sam Jones fece causa alla produzione, cercando di far valere le opzioni che aveva per i numeri 2 e 3 di Flash Gordon (mai realizzati), poi continuò a vivacchiare in film minori e non diventò un divo.
Il produttore non conosceva i Queen
Dino De Laurentiis non aveva mai sentito parlare dei Queen prima di girare questo film. La band fu contattata per il progetto nel 1979, e loro furono subito interessati. Il loro manager organizzò un incontro con De Laurentiis per discutere l’opportunità, quando la prima cosa che gli chiese fu: “Chi sono i Queen?. Domanda che sicuramente non avrebbe fatto qualche hanno dopo, visto il successo mondiale di Freddie e il resto della band. Comunque Flash Gordon fu il primo film per il quale i Queen fecero la colonna sonora. L’altro fu Highlander – L’ultimo immortale (1986) per il quale scrissero e registrarono la celebre “Who wants to live forever?”.
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