A sei anni di distanza dal primo film campione d’incassi, torna nelle sale il titolo di punta di quest’anno targato Disney: Frozen.
Dello straordinario successo di questo marchio ne siamo tutti al corrente. Un fenomeno che è riuscito a conquistare grandi e piccini, con risultati straordinari a livello di merchandising e botteghino (con 1 miliardo e 274 milioni di dollari Frozen – Il regno di ghiaccio occupa il primo posto dei film d’animazione con il maggior incasso nella storia). Ed ecco che, giustamente, vede luce con i registi Jennifer Lee e Chris Buck un sequel attesissimo, pronto ad aprire un nuovo capitolo nella storia di Elsa, Anna, Olaf, Sven e Kristoff.
Una misteriosa minaccia per il regno di Arendelle
La trama di Frozen 2 – Il segreto di Arendelle prende il via tre anni dopo quella del primo film: dopo aver trovato la pace, Elsa e Anna vivono felici nel regno di Arendelle, in compagnia dei loro amici Kristoff, Sven e ovviamente l’immancabile pupazzo di neve Olaf. La tranquillità è però solo apparente per Elsa, la quale è costantemente distratta da una lontana e misteriosa voce che sembra condurla da qualche parte. La realtà è che si sono risvegliate delle antiche magie legate ai quattro elementi, aria, acqua, terra e fuoco, che mettono in pericolo il destino del suo regno. Occorre dunque capire cosa è veramente accaduto tanti anni fa e intraprendere un pericoloso viaggio per scoprire i segreti di un’antica foresta magica. Ma mentre nel primo capitolo Elsa temeva che i suoi poteri fossero troppo forti per essere accettati dal mondo, ora dovrà sperare che siano abbastanza forti per salvarlo. Anna decide di non lasciare partire la sorella da sola, ed ecco che tutto il gruppo si ritroverà partecipe dell’avventura.
Già leggendo la trama si intuisce che questo secondo capitolo si distacca non poco dal primo. Con una storia molto più adulta e a tratti dark, Il segreto di Arendelle cerca con ogni mezzo di non essere una copia di quanto già visto. Passata la prima mezz’ora con introduzioni e spiegazioni sulla natura e il passato del regno, il film si dipana con una serie di scene separate e dedicate ad ogni personaggio: Elsa va per le sue, Anna si mette alla ricerca della sorella in compagnia di Olaf, mentre Kristoff e Sven cercano di raggiungere il gruppo. Questo schema fa sì che i personaggi abbiano un loro preciso minutaggio, ognuno col suo momento e la rispettiva canzone, trasformando presto la pellicola quasi in un musical teatrale.
Parlando proprio di canzoni, vi anticipiamo che non ci sarà una Let it go 2.0. I brani di questo sequel sono sicuramente molto meno memorabili di quelli del primo, taluni anche fin troppo anonimi.
A contrastare le note dolenti di una colonna sonora non all’altezza e una sceneggiatura esile, ci si mettono il buon lavoro lasciato con la caratterizzazione dei personaggi (il riassunto sui fatti del primo film raccontati da Olaf fa sbellicare), alcune scene d’animazione davvero innovative e dei costumi stupendi. I luoghi e le dinamiche d’azione sono di grande impatto scenico, e i colori caldi in contrasto con i colori freddi tirano fuori il meglio dell’estetica forse mai vista in un cartone.
In conclusione, ci sentiamo di collocare Frozen 2 a cavallo tra un sequel ben riuscito e innovativo e un prodotto realizzato con l’intento primario di far grandi numeri al botteghino. Mancano il cuore e la semplicità del primo, elementi ai quali si predilige una maturità che rimanda ancora una volta alla scoperta di se stessi e dei propri limiti e alla ricerca della propria emancipazione. Magari però i bambini gradiranno ugualmente quest’aggiunta di avventura e introspezione e saranno così contenti di rivedere i loro beniamini da apprezzare tutto.
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