Con 152,4 milioni incassati nel mondo, Fuoco assassino (Backdraft) fu il primo successo a livello mondiale di Ron Howard. Il regista veniva da pellicole accolte bene, come Splash – Una sirena a Manhattan (1984), Cocoon – L’energia dell’universo (1985) e Willow (1988), ma con Fuoco assassino fece il grande salto, arrivando ad ottenere tre nomination ai premi Oscar 1992, grazie anche ad un cast costellato di star: Kurt Russell, William Baldwin, Scott Glenn, Jennifer Jason Leigh, Rebecca De Mornay, Donald Sutherland e Robert De Niro.
Fuoco assassino, la trama
Due fratelli vigili del fuoco in perenne antagonismo dopo la morte del padre, anch’egli pompiere ed eroe, dopo un breve periodo passato a lavorare l’uno a fianco dell’altro, si trovano su due lati della barricata: Stephen è comandante di una squadra, Brian lavora per il comune a fianco di Donald, comandante del reparto dei vigili del fuoco incaricato di indagare sulla natura degli incendi dolosi, e che anni prima ha assicurato alla giustizia il piromane Ronald Bartel. L’indagine verte su episodi dolosi che hanno avuto come vittime persone che apparentemente non sono correlate, ma grazie all’aiuto di Ronald scopriranno che in realtà il fenomeno del backdraft, ovvero la fiammata di ritorno, non è opera di un piromane ma di un vigile del fuoco, e che le persone rimaste uccise in realtà avevano tramato per togliere i fondi proprio ai pompieri e intascarli, arrivando così a scoprire l’ultimo bersaglio dell’insospettabile assassino.
Gli incendi veri e i pericoli come pompieri
Prima dell’inizio delle riprese, gli attori principali andarono a trovare i veri vigili del fuoco di Chicago. Tutti gli attori frequentarono anche la Chicago Fire Academy per imparare il comportamento dei vigili del fuoco. Tra questi, Kurt Russell mostrò una vera e propria dedizione, come raccontato anche da Ron Howard in una serie di interviste:
“Kurt è nato per interpretare questo personaggio. Quello che ha fatto durante quegli incendi mi ha spaventato a morte. Tutti i vigili del fuoco ammiravano davvero Kurt. Nel film incarna il pompiere più aggressivo, in particolare a Chicago, dove sono orgogliosi di un approccio al lavoro all’antica, fisico, quasi da cowboy. Erano entusiasti del modo in cui Kurt ha affrontato il lavoro”.
Anche Kurt Russell ha parlato del ruolo di Brian McCaffrey con molto entusiasmo, noncurante del pericolo:
“Tutti noi ci bruciavamo ogni giorno“, ha raccontato. “I capelli si bruciavano. Ci mettevamo un gel per evitare che la pelle si bruciasse, ma il prodotto attirava un sacco di pezzetti di cenere che ti si attaccavano al viso. Billy si è incendiato due volte. A me hanno dato fuoco tre volte. Scott si è fritto una volta”. E questa, per Russell, è la vera soddisfazione professionale. “Se si prende un pompiere in 10 anni di carriera e gli si chiede quali sono i tre migliori incendi a cui ha partecipato, ti dirà che sono gli incendi del nostro film”, dice con orgoglio. “Uno dei pompieri che ha lavorato con noi e che aveva vinto encomi e premi come pompiere ha detto: ‘In 14 anni non mi sono mai bruciato finché non ho fatto questo maledetto film. Ora mi sono bruciato due volte'”.
“Potevo sopportare un sacco di calore“, continua Kurt Russell del suo approccio ravvicinato e personale all’interpretazione di un pompiere. “Quando abbiamo appiccato uno degli incendi più intensi, l’intero edificio stava crollando e ho pensato: cavolo, fa davvero caldo. Il moccio mi usciva dal naso, riuscivo a malapena a respirare, mi sembrava che gli occhi stessero per scoppiare. Sentivo un panico crescente. Volevo davvero andarmene da lì. Mi sono girato dicendo la mia battuta e il cameraman non c’era, Billy (Baldwin) non c’era, non c’era nessuno! La stanza era completamente nera di fumo. È stato un momento fantastico. Mi sono detto: “Nessuno potrà mai accusarmi di non essere presente”. Era come se fosse il mio fuoco. Avevo dimenticato che stavamo facendo un film”.
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