Nello scrivere questa piccola recensione devo ammettere che sono di parte, in quanto sono romano e ho frequentato quell’ambiente per tanto tempo, calcolando poi che sono passati più di 10 anni, la cosa mi rende ancora più nostaglico
Arriva nelle sale il documentario Generazione Diabolika, opera prima di Silvio Laccetti che ripercorre la storia inedita di un locale romano mitico, il Diabolika appunto, che nel giro di pochi anni è diventato un vero e proprio fenomeno di costume esportato poi all’estero e nei migliori locali italiani.
Sullo schermo si alternano immagini di repertorio a interviste ai protagonisti di una lunga stagione che va dalla fine degli anni Novanta ai primi anni Dieci del Duemila. La partenza è quello del Mucca Assassina, fino allo Scandalo eppoi al Diabolika. Una dietro l’altra, si succedono le testimonianze di personaggi come Vladimir Luxuria, Emanuele Inglese, Henry Pass e il giovanissimo Lou Bellucci, il dj romano morto prematuramente nel 2017.
Si parte da questa tragica vicenda per poi andare a scandagliare tutte le tappe fondamentali del fenomeno. Il Diabolika, infatti, non è stato un semplice locale ma è stato molto di più, un inno generazionale. È grazie a questo che il genere musicale “House” è stato in grado di imporsi. Nelle notti dello showbiz romano, animate dai dj Emanuele Inglese e Luigi Di Filippo (in arte D-Lewis), le sonorità classiche della musica house si mescolano a quelle dell’elettronica, creando un concept musicale singolare e capace di rinnovarsi costantemente. Andare al Diabolika era una moda, ma anche un modo di essere, ti sentivi parte di un qualcosa, poi dopo l’NRG c’è stato lo SPACE di Ibiza.
Con la nascita di M2O, una radio neonata che nel giro di pochissimo tempo diventa un punto di riferimento per gli appassionati del genere, le serate del Diabolika cambiano forma. La radio abbraccia il progetto e ogni sabato sera trasmette la diretta di party esclusivi. Qui prestano la propria voce i vocalist Henry Pass e Lou Bellucci che concedono l’impronta magica. Il bello è che se stavi a casa potevi tranquillamente ascoltartli.
Il sano bisogno di trasgressione incarnato dal Diabolika, però, coincide verso la fine degli anni Dieci del Duemila anche con il consumo di droghe. Innegabile la presenza, impossibile dare la colpa solo a quello. Nell’ottica collettiva, le discoteche diventano il luogo simbolo della perdizione e dell’illegalità.
Così, all’apice del successo, arriva anche il declino del Diabolika e di tutte le altre realtà neonate che pian piano si stavano diffondendo sempre di più. Ma quando il 15 settembre del 2017 la notizia della morte sconvolge il mondo della musica house, qualcosa cambia. E il 23 settembre prende vita uno dei più grandi tributi allo storico vocalist del Diabolika e a tutto ciò che questo locale ha rappresentato, rendendo necessaria un’indagine sociale e culturale su un’epoca di cui si conosce ancora troppo poco. Il film purtroppo lascia l’amaro in bocca su come una bellissima idea possa essere finita in pochi anni.
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