Gerry Scotti e Michelle Hunziker sono stati intervistati congiuntamente dal Corriere in cui hanno espresso il loro rammarico per quello che è successo durante la puntata di Striscia la Notizia dove una battuta sui cinese è stata oggetto di polemiche. Ecco un piccolo estratto dell’intervista:
Avete parlato di odio veicolato. In che senso?
Hunziker: «Quando partono cose del genere ormai si hanno gli strumenti per indagare e sappiamo che ci sono gruppi specializzati che vogliono seminare odio e strumentalizzare certe tematiche per avere visibilità. Questo fatto deve essere molto chiaro, anche perché succede tutti i giorni, a prescindere dall’argomento: l’importante è infondere odio. Questo mi ferisce doppiamente. Tra l’altro, questi messaggi non sono quasi mai arrivati da persone che appartengono alla comunità cinese, ma da gente che per avere più like si scaglia, cavalcando l’hashtag del momento. E così siamo qui a parlare degli occhi a mandorla fatti da me e Gerry quando in Cina succedono cose inenarrabili, su cui ci dovremmo concentrare, se parliamo davvero di diritti umani».
Scotti: «Io ho diversi amici cinesi e nessuno di loro mi ha detto nulla per la gag. Anche se nemmeno si può chiamare così, sono stati pochi istanti di trasmissione. Se ho offeso allora ho sbagliato, ma anche io vorrei dire di non lasciarsi strumentalizzare da chi semina odio. E di stare anche attenti all’obbligo del politicamente corretto che sta investendo tutta la comunicazione: mi spaventa, suona molto di dittatura, di fascismo».
È anche vero che le sensibilità sono cambiate. Davvero mentre facevate gli occhi a mandorla non vi era venuto il dubbio che quel gesto potesse urtare qualcuno?
Hunziker: «Un secondo dopo averlo fatto ci siamo guardati con Gerry e abbiamo detto: non avremo mica toccato qualche sensibilità? La risposta è stata: ma nooo, si capiva che era solo un gioco, una cosa totalmente innocente. La buona fede era totale. Dirò di più: io — e mia figlia Aurora ancora di più — abbiamo questo tratto degli occhi a mandorla. Mia mamma ci dice che è di famiglia, proprio nel nostro dna perché avevamo un bisnonno asiatico. Mia figlia è stata oggetto di bullismo da quando era piccolissima per questo, figuriamoci se avrei mai pensato che fare quel gesto potesse essere un’offesa razzista. È surreale. Pensavo fosse un gioco, una caricatura, come quando imito il siciliano della nostra inviata Stefania Petix. Io stessa poi faccio la caricatura della svizzera. Mai nessuno si è sentito offeso. Ritengo che la bellezza del mondo sia nei suoi colori, anche se il politicamente corretto preferisce il monocolore».
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