Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci sono i tre componenti della Gialappa’s Band, tre voci per un’unica identità che da 35 anni ci fa divertire rimanendo sempre nell’ombra. I tre comici si sono raccontati in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”, a partire dai loro inizi nel 1985, nel programma Bar Sport di Radio Popolare:
“I giornalisti lì erano teoricamente seri ma in realtà erano tifosi. Noi invece eravamo tifosi dichiarati”
Dopo le prime esperienze televisive, che non ricordano con particolare orgoglio, arriva “Mai dire Banzai”:
“Quell’anno c’era un film di James Bond con Sean Connery: Mai dire mai. Il programma che volevamo fare era sul Giappone e ci venne in mente Mai dire Banzai. E da lì abbiamo sempre mantenuto il “Mai dire”. Era più semplice non dover cambiare il titolo ogni volta. Ai giornalisti dicevamo ‘Tutti quanti cambiano i titoli e rifanno lo stesso programma. Noi invece facciamo programmi sempre diversi e allora teniamo il titolo uguale'”
Dopo 35 anni in televisione, Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, non hanno dovuto rinunciare alla loro privacy:
“È vero che nessuno ci riconosce, però nessuno ci rompe le balle con i selfie, gli autografi. Ci va benissimo così. Non lo sapevamo allora, ma forse siamo stati longevi per questo motivo. Pensa trentacinque anni in video come avremmo rotto le palle. È vero che c’è chiunque in video per lustri e lustri. Però nella comicità la vita è più breve, se metti sempre in mostra il faccione. La nostra comicità funziona proprio perché è “esterna” al contesto. Come un punto di vista altro, un controcanto. Eravamo bravi a fare la radio e a portarla in televisione. Noi fondamentalmente siamo tre “spalle”, abbiamo bisogno del capocomico da dileggiare. È come il pubblico nel varietà di un tempo”
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