“Oggi, a vent’anni dalla sua scomparsa, mi manca la sua voce, il prenderlo per mano, le nostre chiacchierate in salotto e soprattutto il suo sguardo fisso e severo quando, da bambino, ne combinavo una delle mie: capivo che era incazzato…”. Sono le parole di Ciccio Ingrassia, attore e cantante come il papà, che ha parlato in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera.
Ha parlato ovviamente anche del rapporto fuori e dentro lo schermo di Franco e Ciccio, e del loro rapporto “da sposi”:
“Due antieroi surreali, risate tante, senza bassa trivialità. Camilleri li definiva la continuazione del teatro dei pupi. Erano talmente amati dalla gente che, andare in giro con la coppia, sembrava come girare con i Beatles. Proprio perché erano come marito e moglie, non sono mancati i litigi, che non riguardavano il piano personale, erano solo dovuti a diverse visioni del loro lavoro. Franco, più istintivo, accettava qualunque proposta; papà, più riflessivo, sosteneva che potevano compiere scelte oculate dei registi con cui lavorare, dei copioni da accettare. Un contrasto inevitabile, per questo hanno trascorso periodi a lavorare ognuno per conto suo… però si volevano bene”.
continua:
“I film incassavano un botto, ma c’era la moda di parlarne male a prescindere e, secondo me, i critici non li vedevano nemmeno, pur scrivendone malissimo. I primi tempi i due attori ne soffrivano, poi se ne sono fregati e sono stati rivalutati negli anni, come è avvenuto con Totò. Bisogna ricordare che sono stati diretti anche da registi come i Taviani in Caos e Comencini nel Pinocchio. Mio padre ha inoltre lavorato con Petri, Vancini, Fellini. Quando Franco è mancato, papà decise dopo poco di ritirarsi. L’ultima cosa che ha fatto fu Giovani e belli con la regia di Dino Risi, poi disse: basta, dopo anni e anni che non ho dormito, mi voglio riposare, mi godo la famiglia e la pensione. L’ho molto ammirato per questa sua scelta“.
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