Ospite di Giletti 102.5 su Rtl 102.5, Gianni Morandi racconta di aver aver messo a disposizione la sua casa per una profuga ucraina:
“Ho ospitato per circa quindici giorni una signora ucraina di 69 anni, non riuscivamo a comunicare molto bene con lei perché parlava solo ucraino o russo.”
La convivenza non è stata facile, non solo per le difficoltà linguistiche, ma anche per il perenne stato di preoccupazione della donna nei confronti dei propri familiari.
“Lei si chiudeva in camera e piangeva e cercava di parlare al telefono con alcuni famigliari che erano là, una mattina si è svegliata e se n’è andata perché voleva tornare in Ucraina, a casa sua, nonostante le bombe. Poi ho saputo che è arrivata, ci ha ringraziato tanto. Non si può andare avanti tanto con questa guerra, prima o poi finirà. Forse Putin non vuole far vedere di essere sconfitto? Mi sembra che si stia comportando in maniera folle”.
In merito all’invio di armi all’esercito ucraino, Gianni Morandi non ha dubbi:
“Io sto dalla parte dei più deboli, degli ucraini che mi sembrano e sono i più deboli. Se hanno bisogno di aiuti da parte nostra, io sono da quella parte lì”.
Parlando ancora della guerra, Gianni Morandi ha ricordato gli anni dei bombardamenti in Italia:
“Penso che siamo stati molto fortunati in tutti questi anni, non abbiamo mai vissuto un conflitto così, dopo il 1944 e il 25 aprile del 1945. Sì, ci sono state le Brigate rosse, gli attentati, i rapimenti, ma una guerra così non me l’aspettavo di certo, nonostante io sia nato sotto i bombardamenti. Un soldato americano portò una coperta a mia madre che stava partorendo. Per questo americano, mi chiamavo ‘Little John’, chissà dove è finito.”
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