Gino Paoli, 89 anni, si è raccontato in una nuova intervista a Il Corriere dove ha ripercorso la sua intera vita. Tra i vari racconti, il suo incontro con Ornella Vanoni, con la quale condivise un’intensa storia d’amore.
Perché scrive che lo spettacolo è un mondo di mer**?
«Perché è tutto apparenza. Oggi peggio di ieri. Ieri avevamo Mina e la Vanoni. Oggi emergono le cantanti che mostrano il culo».
L’incontro con la Vanoni?
«Primavera 1960. Avevo già scritto “La gatta”. Sono alla Ricordi, al pianoforte. Alzo lo sguardo e vedo questa splendida donna, la voce sensuale, le mani grandi, che mi chiede di comporre una canzone per lei».
Era Ornella.
«Io le ho insegnato a cantare: senza di me avrebbe continuato con le canzoni della mala con cui lei, di famiglia borghese, non c’entrava nulla. Ornella mi ha insegnato il sesso. Ero pieno di sensi di colpa. Con lei ho imparato a parlare facendo l’amore. Prima andavo a letto con chiunque respirasse; con Ornella ho scoperto la libertà e la naturalezza».
È noto che a lei avevano raccontato che la Vanoni fosse lesbica, e alla Vanoni che lei fosse gay.
«Eravamo in un bar di Milano. Un bar brutto, camerieri scortesi. Glielo chiedo con il cuore in gola: ma a te piacciono le donne? Ornella trema, mi risponde di no, e mi chiede: ma a te piacciono gli uomini? Ci baciamo con passione, la porto in un albergo che frequentavo, pieno di prostitute, e ci chiudiamo in camera».
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