Giovanni Minoli, giornalista ed ex direttore di Rai2 e Rai3, in una lunga intervista a Sorrisi, ha ricordato Mixer, la storica trasmissione degli anni 80 in vista dell’uscita di “Mixer – Vent’anni di televisione”: un programma antologico che riproporrà il meglio della sua storica trasmissione, andata in onda dal 1980 al 1998.

Ecco un estratto:

Minoli, cosa significano gli Anni 80 per lei?
«È un decennio che molti non capirono allora e continuano a non capire oggi. In quegli anni la modernità arrivò nella società italiana: la moda, la finanza, l’informazione globale… eppure c’è ancora chi li liquida con l’ironia sulla “Milano da bere”. Anche la tv cambiò, e “Mixer” ne è un esempio. Non sembra neppure una trasmissione di oggi, ma di domani. Perché era molto più veloce dei talk show che vanno di moda adesso: oggi con cinque ospiti fai due ore di trasmissione. Io in 100 minuti mostravo anche dieci servizi o reportage».

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Che criterio ha seguito per scegliere questo o quel filmato, nello sterminato archivio della trasmissione?
«È semplice: in ogni puntata racconteremo un anno, e io introdurrò i servizi che meglio lo rappresentano e che sento più attuali. Per esempio nella quarta puntata vedrete un reportage di Marcella Emiliani sull’Islam e il burqa che sembra fatto oggi in Afghanistan».

Come nacque “Mixer”? Qual era il suo punto di forza?
«“Mixer” è nato con l’invenzione del telecomando e delle tv private. Decidemmo che, prima che gli spettatori cambiassero canale, lo avremmo fatto noi. E così ogni dieci minuti il programma cambiava. C’erano i confronti tra gli ospiti, poi il cinema curato da Leo Benvenuti, lo spettacolo di Isabella Rossellini, lo sport di Gianni Minà, e poi naturalmente i miei “Faccia a faccia”. Alla fine appaltavamo anche uno spazio a un comico (cosa che oggi fanno tutti) come Paolo Villaggio».

FONTE SORRISI