Ellen Graham muore insieme ai suoi misteri. Mentre la figlia Anne elabora il lutto di una complicata figura materna, nella casa dei Graham avvengono strani episodi, che sembrano presagire un epilogo tragico. Ci troviamo di fronte ad un porro abbastanza insolito, visto che abbandona il jump scare (o lo riprende solo in piccole dosi) a favore dell’atmosfera, del disagio, dell’eleganza della messa in scena dark, del tema, sbattendo in faccia allo spettatore senza problemi citazioni svariate e un certo autocompiacimento. Un horror che si prende troppo sul serio, di conseguenza? Assolutamente sì. Ma lo fa in maniera chiara, onestissima, talmente onesta da fare tutto il giro del paradosso e diventare quasi coraggioso. Si perché il film si può dividere in tre fasi: la prima che getta le basi della storia e si muove com un horror del nuovo millennio. la seconda, che diventa un disturbante film drammatico e la terza che spinge improvvisamente verso una direzione inaspettata, a metà tra l’horror ed il thriller.
La regia dell’esordiente Ari Aster indugia a più non posso sull’atmosfera buia che avvolge la storia. Non c’è tanto il timore del colpo ad effetto fine a se stesso, quanto la certezza di essere risucchiati in un vortice di pessimismo. La paura e l’orrore, in Hereditary, si insidiano nelle piccole cose quotidiane, e sono costruite con una escalation di disagio permanente: fino ad un certo momento. Questo continuo cambio di mood all’interno del film non è benefico anzi, indebolisce la carica potenziale che tutta la pellicola si porta appresso col passare dei minuti. Poco importa, quindi, che Hereditary faccia più o meno paura, o che azzecchi questa o quella scena. Il film perde troppo spesso la bussola. Una schizofrenia, questa, che si fa sentire sempre più evidente, e che esplode platealmente in un finale talmente eccessivo, perturbato, e costruito, da suscitare sia qualche brivido lungo la schiena sia, allo stesso tempo, la risata. Dove – meglio – il brivido viene sublimato nella risata. E ridere in un horror è tra le cose peggiori che possono accadere dentro una sala cinematografica. Un menzione speciale va fatta al casting: la bambina ha veramente una faccia perfetta per il ruolo, non a caso la stanno utilizzando come volto promozionale per la distribuzione.
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