I Dik Dik sono stati intervistati da Leggo dove hanno ripercorso la loro carriera ed hanno raccontato anche i lori progetti futuri.
Ecco un estratto:
Nati ufficialmente nel 1965: proprio quell’estate, a giugno, i Beatles passarono da Milano. Un involontario battesimo della musica?
Montalbetti: “Io ci andai, al Vigorelli, a sentirli. Dovetti aspettare qualche artista, poi li vidi salire. Collegarono gli strumenti, partirono col primo pezzo e non sentii più nulla. Un boato continuo per tutta l’esibizione”.
La musica ritorna dal vivo, dopo la pandemia: qual è il vostro stato d’animo?
Giancarlo Sbriziolo detto Lallo: “Tranquillo e sereno. Aspettiamo che finisca questa piaga biblica. Per fortuna, ogni tanto in tv c’è qualche coppa d’Europa da vincere”.
È stato un anno duro per i Dik Dik?
Montalbetti: “Siamo stati agli arresti domiciliari, come tutti. Ma abbiamo scritto canzoni nuove con il cantautore e producer Luca Nesti, e il tutto è finito nel nostro nuovo album ‘Una vita d’avventura’, sei brani inediti e cinque riletture di nostri classici”.
La pandemia vi ha portato via Pepe Salvaderi, co-fondatore della band: come avete affrontato il momento?
Montalbetti: “Nell’unico modo possibile: andando avanti. La sofferenza la vivi dentro di te ma resti fedele alla tua storia e alla musica. A lui abbiamo dedicato l’album. Quando suono sul palco ero abituato a vederlo alla mia sinistra, ora non ci devo pensare”.
Una battuta anche sui Maneskin:
Cosa ne pensate della scena musicale attuale?
Montalbetti: “Rap e trap ci lasciano indifferenti. La tv condiziona questo tipo di musica, i talent sono una messa in scena, trionfa la legge dell’apparire”.
Cosa ne pensate del successo internazionale dei Maneskin?
Lallo: “Bravi lo sono, ma copiano il rock degli anni Settanta. Perlomeno fanno rock, è già qualcosa”.
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