Uscito nel 1991, Il silenzio degli innocenti (The Silence of the Lambs) è la pellicola meglio riuscita dedicata al cannibale più famoso della storia, Hanibal Lecter. Diretto da Jonathan Demme (regista che ci ha lasciati nell’aprile del 2017), il film ha come protagonisti due straordinari Anthony Hopkins e  Jodie Foster. 

La storia di Hannibal affonda le radici nella letteratura, precisamente dalla penna dell’americano Thomas Harris, che nel 1981 pubblicò il romanzo Il delitto della terza luna, in cui compare per la prima volta il personaggio dello psichiatra serial killer. Il film, nello specifico, si basa sul secondo romanzo di Harris, uscito nel 1988 con il nome omonimo “Il silenzio degli innocenti”.

La pellicola venne premiata con ben 5 Oscar, diventando il terzo film in assoluto, dopo Accadde una notte e Qualcuno volò sul nido del cuculo, ad aver vinto i cinque premi Oscar più importanti: miglior filmmiglior regia (Jonathan Demme), miglior attore (Anthony Hopkins), miglior attrice (Jodie Foster) e sceneggiatura (Ted Tally).

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Il record di Hopkins

Anthony Hopkins compare sullo schermo per un totale di 24 minuti e 52 secondi. Si tratta di una delle più corte apparizioni in un film ad essere state premiata con l’Oscar per il miglior attore protagonista (il record assoluto è detenuto da Patricia Neal in Hud del 1963, con 21 minuti e 51 secondi). Una performance dell’attore gallese rimasta veramente impressa, soprattutto grazie al suo sguardo glaciale.

Le improvvisazioni di Anthony Hopkins

Anthony Hopkins ha preso molte cose di sua iniziativa. Tra queste, il sinistro risucchio fatto a denti stretti dopo che ha detto a Clarice del fegato dell’addetto ai censimenti. Anche la parte sulle origini povere e contadine di Clarice è di sua volontà, e la reazione offesa e ferita di Jodie Foster è ancora più “genuina”, perché Hopkins ha “colpito nel segno”. Filmata la scena, Jodie Foster ha ringraziato Hopkins per averle provocato quella reazione.

Preparazione al film

Anthony Hopkins ha partecipato a processi e accuse di assassini, e visto molte videointerviste a serial killer per “prepararsi”.

Per meglio prepararli alle loro parti, a Hopkins e alla Foster erano stati consegnati dei nastri che alcuni serial killer avevano registrato mentre torturavano le proprie vittime; nessuno dei due li ha ascoltati. Mentre l’attore Scott Glenn, dopo aver sentito alcune di queste registrazioni, pare abbia cambiato idea riguardo alla pena di morte, rivalutandola.

L’attrice Brooke Smith, che interpreta Catherine Martin, ingrassò di oltre 12 kg. appositamente per il ruolo.

Il budget del film ammontò a 19 milioni di dollari.

Il segreto nella locandina del film 

Il teschio al centro della bestiola appoggiata sulle labbra di una ragazza (il serial killer Buffalo Bill inserisce un esemplare di acherontia atropos, un tipo di lepidottero, nella cavità orale delle sue vittime) è in realtà un’illusione ottica derivata da un’immagine di sette donne nude disposte ad arte proprio per generare la macabra rappresentazione. Gli autori della foto originale sono il fotografo Philippe Halsman e l’artista Salvador Dalì. L’opera si chiama In voluptas mors

 

 L’origine del titolo

Il titolo in inglese del film è “The Silence of the Lambs”, che tradotto in italiano significherebbe “Il silenzio degli Agnelli”. La distribuzione volle cambiare nome, probabilmente per non citare e non ricordare una certa assonanza con la famiglia Agnelli, nome potente nell’industria automobilistica nazionale. 

La scelta del titolo in inglese deriva invece da un dialogo specifico tra Hannibal e Clarice:

«E ancora adesso a volte si sveglia, non è vero? Si sveglia nel buio e gli agnelli gridano?»
«Qualche volta».
«Crede che se prendesse Buffalo Bill e se salvasse Catherine, potrebbe fare in modo
che gli agnelli smettessero di gridare? Crede che si salverebbero anche loro e non
si sveglierebbe più di notte sentendo le loro grida? Clarice?».
«Sì. Non lo so. Forse.»

 La citazione passata alla storia

“Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti”

L’AFI, (l’American Film Institute), la ha inserita al 21° posto nella classifica delle migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi (c’è da dire che l’AFI è molto affezionata al film, avendo decretato l’Hannibal Lecter di Anthony Hopkins il miglior cattivo di sempre, mentre Clarice è al sesto posto nella lista dei migliori eroi, 
la prima delle donne). L’originale letterario “una bottiglia di Amarone” è stato trasposto in un ‘bicchiere di Chianti’. 

Le teorie dei fan

Una teoria dei fan piuttosto accreditata, riportata da The Independent e da The Huffington Post, rileva che la stessa frase sul fegato, le fave e il Chianti, avrebbe un doppio significato. La classe di antidepressivi I-MAO, la più usata negli istituti psichiatrici, avrebbe degli effetti devastanti sull’organismo se associata a tre tipi di alimento: fegato, fave e vino. Tutti e tre contengono infatti la tiramina, una sostanza altamente tossica se associata a quegli antidepressivi. In quel momento, dunque, Hannibal sta dicendo a Clarice che non sta assumendo psicofarmaci e dunque è lucido, e le sue informazioni sono fondamentali per poter catturare Buffalo Bill.

Il cameo di George A. Romero

Il regista horror George A. Romero, il “papà” degli zombie con il suo celeberrimo La notte dei morti viventi (1968), fa un cameo nel film nei panni di un poliziotto nella scena in cui Hannibal lancia a Clarice dalla cella il questionario sul caso di Buffalo Bill.

Il rifiuto di Michelle Pfeiffer

Michelle Pfeiffer rifiutò il ruolo dell’agente Clarice Sterling quando il regista Jonathan Demme le propose la parte. L’attrice non era a suo agio con il materiale del film, che riteneva troppo ‘malvagio’ .

 

Curiosità tratte da Il mio libro