Il 9 ottobre del 1992, esattamente 30 anni fa, usciva nelle sale Io speriamo che me la cavo, l’amatissimo film diretto da Lina Wertmüller con protagonista Paolo Villaggio. La storia, tratta dall’omonimo libro di Marcello D’Orta, racconta le vicende di un professore ligure che viene trasferito in una scuola elementare nel napoletano. Deve affrontare disorganizzazione, genitori assenti e bambini abbandonati a loro stessi. Dapprima intenzionato a farsi ritrasferire, decide poi di rimanere.
Tra i tanti piccoli interpreti (clicca qua per scoprire come sono oggi) Ciro Esposito e Adriano Pantaleo sono gli unici che hanno continuato attivamente la carriera d’attori. Quest’ultimo, tra l’altro, è stato di recente impegnato nella realizzazione di un documentario intitolato Noi ce la siamo cavata, una sorta di «sequel» del film del ’92 in cui le telecamere lo seguono in giro per l’Italia alla ricerca dei suoi compagni di classe di Corzano, scoprendo quale sorte sia toccata ad ognuno di loro. Come raccontato in un’intervista a Ciak Magazine (leggibile qua), Pantaleo ha ancora dei vividi ricordi di quel periodo, tra cui un dolce aneddoto riguardante Paolo Villaggio:
«La prima volta sul set, pensavamo di incontrare uno dei nostri miti: Fantozzi – racconta l‘attore -. E, invece, abbiamo conosciuto una persona riservata, un grande professionista. Nella mia memoria ho impresso un momento con lui. Giravamo una scena per strada e faceva molto freddo. Paolo mi fece mettere sotto al suo cappotto. Ci scattarono una foto dove dalla sua lunga giacca spuntavano le mie gambe. Sono cresciuto con questa immagine di lui che mi protegge».
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