In occasione della proiezione di “Sapore di Mare”, che si è tenuta alla Festa del Cinema di Roma, hanno potuto parlare del film molti protagonisti della produzione, tra cui Enrico Vanzina e Christian De sica. Anche Isabella Ferrari, che nel film faceva la parte della bella Selvaggia, ha parlato sul palco. Molto timidamente ha preso il microfono in mano dicendo (a grandi linee):
Il giorno che Carlo se n’è andato ho scritto questa lettera, ne approfitto della giornata per riproporla:
Caro Carlo,
quando sono arrivata a Roma avevo 17 anni, senza esperienza cinematografica. Sapevo che mi avevi notato in tv e mi contattasti per fare un provino in un piccolo albergo. Un provino che provino non era, era quasi un’intervista e andando via capii di aver avuto il ruolo. Lo capii Grazie a te e a quel tuo sorriso sulla porta. Cosi sono diventata un’attrice; era il 1983 e Sapore di Mare diventa fenomeno di massa. Io però non ero pronta per una fama del genere. Avevo paura di Selvaggia, avevo paura di essere identificata in giro come lei. Mi sono ribellata a questo successo perchè non volevo essere Selvaggia per tutta la vita. Poi sono cresciuta, diventando una donna, una mamma. Mi capitava spesso d’incontrarti con i miei figli a Villa Borghese o in chiesa, ri vedevo con il tuo sorriso ma la nostra timidezza non ci faceva salutare. Ho dovuto aspettare che mio figlio Giovanni crescesse e che mi obbligasse a portarlo allo stadio a vedere la Roma per rivederti, e li sulle tribune dell’Olimpico improvvisamente ricominciammo a parlare. Mi hai sorpreso, avevi visto tutti i miei film. Quando sono riuscita a dirti che senza di te non sarei diventata l’attrice che sono adesso, tu con un semplice sorriso hai placato i miei tormenti. Avrei voluto rilavorare con te. Ti ho rincontrato per l’ultima volta in primavera, sempre allo stadio, prima di Roma – Liverpool, stavolta però eri magro, pallido e distante: di nuovo la mia timidezza mi ha tenuta incollata alla sedia, purtroppo. Ho rispettato il mio silenzio e non ti ho salutato. lo faccio adesso,
ciao Carlo.
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