Ivano Marescotti ha annunciato oggi il ritiro dalle scene: l’attore con un lungo post su facebook ha spiegato i motivi. Anche in un’intervista al Corriere.it egli ha voluto spiegare le ragioni. Ecco un estratto: 

Lei ha iniziato tardi a recitare.
«A quarant’anni, più o meno. Ero impiegato all’ufficio urbanistica del Comune di Ravenna, ho partecipato al piano regolatore della città. Mi sono licenziato nel 1981, dopo dieci anni: non volevo più fare un lavoro fisso, inchiodato tutti i giorni alle stesse mansioni».

E ha iniziato a fare teatro?
«Sì, in teatrini che non mi garantivano una sopravvivenza decente. Recitavo un mese e stavo fermo per tre o quattro. Sono stati anni di vera gavetta. Poi è arrivato Albertazzi e c’è stato il primo salto professionale, nel teatro, con una continuità di lavoro. Nel 1990 sono stato il protagonista del primo film di Soldini, L’aria serena dell’Ovest: quello è stato il mio vero lancio».

 

C’entra il Covid con il suo ritiro?
«Ero già stanco. Zio Vanja l’ho accettato perché non c’era da fare tournée: siamo andati solo a Budapest, ma è stata una specie di gita. I recital mi hanno appassionato ancora: quest’anno, per il centenario dantesco, ho fatto varie letture dal poeta. Per quarant’anni, comunque, mi sono impegnato tanto: ora mi godo la vita da pensionato. Meglio che recitare in commediole insulse, magari rimanendo mezza giornata in una roulotte aspettando di girare due scene».

Ha scritto che continuerà a insegnare.
«Al Teatro Accademia Marescotti a Marina di Ravenna. È divertente e molto creativo. Non solo formi i ragazzi, li avvii a recitare, ma anche organizzi piccole scene e monologhi e le riprendi con la telecamera. Poi qualcuno degli allievi entra nel mondo del lavoro grazie alla mia agente romana».