In una lunga intervista per Variety, Jamie Lee Curtis si è messa a nudo raccontando la sua battaglia contro la dipendenza da droga e alcol.
L’attrice sessantenne, protagonista di vari successi cinematografici tra cui Halloween, Una poltrona per due, True Lies e Un pesce di nome Wanda nacque a Los Angeles dalla relazione tra Tony Curtis e Janet Leigh, due star degli anni Cinquanta e Sessanta. Jamie esordì nel mondo nel cinema nel 1978 grazie al cult di Carpenter, Halloween, film che la consacrò “regina dell’urlo” degli anni ottanta.
La dipendenza di droghe in famiglia
Il successo a Hollywood, si sa, è spesso marchiato luci e ombre, tra cui dipendenze nei confronti di droghe e alcol. La famiglia Curtis non ne è stata esente, a partire dal padre, Tony Curtis (protagonista di A Qualcuno Piace Caldo con Marilyn Monroe e Jack Lemmon), il quale affrontò dipendenze da alcol, cocaina ed eroina.
Sapevo che mio padre aveva un problema perché io stessa avevo quel problema. Abbiamo condiviso droghe. C’è stato un periodo in cui io ero l’unica figlia che parlava con lui. Ed eravamo sei fratelli e sorelle. Ora cinque, perché mio fratello Nicholas morì di overdose d’eroina quando aveva 21 anni. Io ho condiviso delle droghe con mio padre. Ci siamo fatti di cocaina e freebase. È stata la mia prima ed unica volta. In seguito papà è riuscito ad essere sobrio per un periodo, anche se non per molto.
Tony Curtis è poi morto nel 2010 a 85 anni, a causa di un arresto cardiaco dopo aver sofferto per anni di una malattia polmonare ostruttiva cronica.
La dipendenza da Vicodin
Verso la fine degli anni ottanta, racconta l’attrice, ha dovuto affrontare una lunga dipendenza da Vicodin (un antidolorifico oppiaceo utilizzato per il trattamento del dolore, in italiano conosciuto come Idrocodone). Una battaglia segreta di cui non aveva parlato a nessuno, ma che sul tramontare degli anni novanta la mise a nudo davanti un suo amico che la scoprì ingoiare cinque pasticche di Vicodin tutte insieme con un bicchiere di vino rosso. “Ti ho visto Jamie, con le tue piccole pillole. Pensi che ti facciano sentire grande e favolosa, ma la realtà è che sei morta. Sei una donna morta”. Nonostante le dure parole rivoltagli, la Curtis non era pronta per affrontare i suoi demoni, e racconta di come appena una settimana dopo questo episodio, si ritrovò a rubare delle pillole antidolorifiche dalla sorella, che le aveva rifiutate. “Dopo quel gesto le scrissi una lettera scusandomi e confessandole la terribile cosa. Quando tornò a casa, ero terrorizzata che potesse essere arrabbiata con me. Invece non mi ha puntato il dito contro. Mi ha guardata, mi ha abbracciata e mi ha detto “Hai una dipendenza, ti voglio bene ma non ho intenzione di vederti morire”.
Nel febbraio del 1999 arrivò per la Curtis la spinta decisiva per andare in riabilitazione, grazie ad un articolo di giornale intitolato Vicodin, My Vicodin nel quale scoprì di non essere sola in questa lotta. Sono passati vent’anni e da allora Jamie Lee è sobria, ma non si considera un eroe… : “Non sono perfetta, ma ora posso finalmente guardarmi allo specchio”.
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