Jerry Calà, molto attivo sui social, è solito ricordare i suoi film. Nel ricordare Fratelli d’Italia e i suoi aneddoti ha anche spiegato il suo allontanamento dai cinepanettoni, dovuto a una storia particolare in occasione di Vacanze di Natale 90.
UNA VITA DA LIBIDINE(i racconti del lunedi…)Nel 1989 arrivò un altro grande protagonista del cinema italiano, Achille Manzotti, produttore di Cochi e Renato e primo impresario dei Gatti, che insieme a Jacopo Capanna, produttore e distributore, ebbe l’idea di fare Fratelli d’Italia con la regia di Neri Parenti. Protagonisti Boldi, De Sica e Calà. Il mio episodio si svolgeva a Verona, quindi praticamente a casa mia, con Sabrina Salerno, cantante nota a livello internazionale (e non solo per la voce) e Gian Fabio Bosco, il Gian che aveva lavorato per anni con Ric.Incredibile: in un momento in cui nessuno credeva più in noi, Achille Manzotti fece una scommessa che si rivelò vincente. Un giorno, dopo l’uscita del film, ero a Roma in auto, fermo a un semaforo, quando mi sentii chiamare da un signore che aveva la testa fuori dalla macchina a fianco. Era Lino Banfi che gridava: «Grazie Jerry! Bravi! Perché ’sti stronzi non volevano più fare la commedia! Adesso rilavoriamo tutti! Porca di una puttena!» Effettivamente Fratelli d’Italia segnò una riscossa. Dopo quel film si rifece vivo De Laurentiis con la proposta di fare Vacanze di Natale ’90, il primo della nuova serie di film natalizi che diede il via al fenomeno dei cinepanettoni. E lì avvenne un casino in cui fui lievemente imbrogliato da De Sica, anche lui coinvolto nel progetto, che mi disse: «Fratellino, non firmare il contratto perché se lo firmiamo insieme, io e te, siamo più forti e prendiamo quello che chiediamo noi. Aspetta, eh! Ti dico io quando firmare e ricorda: l’unione fa la forza».Aurelio De Laurentiis mi chiamava tutti i giorni dicendo di andare da lui a firmare, ma io ogni volta inventavo una scusa. Finché un giorno ricevetti una telefonata da Christian con la voce mogia: «Eh fratellino, sapessi! Questa notte sono venuti i ladri in casa, mi hanno portato via tutto, i soldi, i gioielli di Silvia… Un disastro. Sono sul lastrico. Così è passato Aurelio, aveva il contratto e ho firmato».Anche Boldi, che si gestiva separatamente, aveva già firmato. Restavo solo io, e quando De Laurentiis mi cercò e mi disse che dopo che gli altri avevano firmato per me restava una cifra inferiore, io come un pirla dissi di no.Anche perché nel frattempo Cecchi Gori mi aveva proposto un cifrone per tre film, prospettandomi scenari di qualità. Lui aveva Carlo Verdone, Ornella Muti e Roberto Benigni. Con lui avrei fatto il salto. Così a un certo punto, con le palle già girate per il comportamento di De Sica, dissi di sì e firmai con Cecchi Gori. I rapporti con Christian De Sica sono rimasti amichevoli. Lui è fatto così e gli voglio bene lo stesso come a un fratello. Una volta in cui gliene parlai mi disse: «Non me la ricordo, questa cosa». ehheehhe…
Pubblicato da Jerry Calà su Lunedì 5 agosto 2019
Nel 1989 arrivò un altro grande protagonista del cinema italiano, Achille Manzotti, produttore di Cochi e Renato e primo impresario dei Gatti, che insieme a Jacopo Capanna, produttore e distributore, ebbe l’idea di fare Fratelli d’Italia con la regia di Neri Parenti.
Protagonisti Boldi, De Sica e Calà. Il mio episodio si svolgeva a Verona, quindi praticamente a casa mia, con Sabrina Salerno, cantante nota a livello internazionale (e non solo per la voce) e Gian Fabio Bosco, il Gian che aveva lavorato per anni con Ric.
Incredibile: in un momento in cui nessuno credeva più in noi, Achille Manzotti fece una scommessa che si rivelò vincente. Un giorno, dopo l’uscita del film, ero a Roma in auto, fermo a un semaforo, quando mi sentii chiamare da un signore che aveva la testa fuori dalla macchina a fianco. Era Lino Banfi che gridava: «Grazie Jerry! Bravi! Perché ’sti stronzi non volevano più fare la commedia! Adesso rilavoriamo tutti! Porca di una puttena!» Effettivamente Fratelli d’Italia segnò una riscossa. Dopo quel film si rifece vivo De Laurentiis con la proposta di fare Vacanze di Natale ’90, il primo della nuova serie di film natalizi che diede il via al fenomeno dei cinepanettoni. E lì avvenne un casino in cui fui lievemente imbrogliato da De Sica, anche lui coinvolto nel progetto, che mi disse: «Fratellino, non firmare il contratto perché se lo firmiamo insieme, io e te, siamo più forti e prendiamo quello che chiediamo noi. Aspetta, eh! Ti dico io quando firmare e ricorda: l’unione fa la forza».
Aurelio De Laurentiis mi chiamava tutti i giorni dicendo di andare da lui a firmare, ma io ogni volta inventavo una scusa. Finché un giorno ricevetti una telefonata da Christian con la voce mogia: «Eh fratellino, sapessi! Questa notte sono venuti i ladri in casa, mi hanno portato via tutto, i soldi, i gioielli di Silvia… Un disastro. Sono sul lastrico. Così è passato Aurelio, aveva il contratto e ho firmato».
Anche Boldi, che si gestiva separatamente, aveva già firmato. Restavo solo io, e quando De Laurentiis mi cercò e mi disse che dopo che gli altri avevano firmato per me restava una cifra inferiore, io come un pirla dissi di no.
Anche perché nel frattempo Cecchi Gori mi aveva proposto un cifrone per tre film, prospettandomi scenari di qualità. Lui aveva Carlo Verdone, Ornella Muti e Roberto Benigni. Con lui avrei fatto il salto. Così a un certo punto, con le palle già girate per il comportamento di De Sica, dissi di sì e firmai con Cecchi Gori. I rapporti con Christian De Sica sono rimasti amichevoli. Lui è fatto così e gli voglio bene lo stesso come a un fratello. Una volta in cui gliene parlai mi disse: «Non me la ricordo, questa cosa». ehheehhe…
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