Ospite di Serena Bortone a “Oggi è un altro giorno”, Kabir Bedi ha raccontato il dramma della morte del figlio Siddharth che si tolse la vita nel 1997, a soli 25 anni, per effetto della schizofrenia da cui era affetto:
“Ne ho scritto nel mio libro ‘Storie che vi devo raccontare. La mia avventura umana’ ed è un capitolo che parla di un padre che cerca di evitare che suo figlio si suicidi, ma anche di cosa succede a chi si occupa di persone affette da schizofrenia come lui. Era un genio, laureato. Quando ha preso quella decisione l’ho dovuta accettare, oggi i farmaci sono molto più efficaci ma la tempo ho fatto il possibile per salvarlo. Col senno di poi so che ho fatto del mio meglio, ho accettato la sua decisione per quanto sia stata dura per me.”
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L’attore, dunque, chiede aiuto per le famiglie che si trovano nella stessa situazione, specificando che è una malattia che colpisce l’intera famiglia e non il singolo:
“Questa storia parla anche delle persone che si trovano in condizioni di schizofrenia e di chi se ne occupa. Quando qualcuno ha persone affette da schizofrenia in famiglia, prova vergogna, fastidio. Io credo che ci vorrebbe grande comprensione nei confronti di queste persone, di sostegno.”
Kabir Bedi, che raggiunse il successo con l’interpretazione di Sandokan, ha una storia di alti e bassi e grande forza d’animo, come lui stesso specifica:
“E’ una storia di grandi successi e tragedie, come la perdita di mio figlio o quella di aver fatto pessimi investimenti in America ed essere finito in bancarotta. Ho superato i momenti difficili grazie all’insegnamento dei miei genitori, che hanno vissuto sempre con poco. Ma la cosa che mi ha dato più forza è stato il coraggio di quel ragazzo che lascia casa per andare in Italia e poi a Hollywood. Quel coraggio è ancora dentro di me, le crisi mi riportano la forza.”
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