Tanti auguri a uno dei cartoni che più ci hanno appassionato nel corso degli anni. Stiamo parlando di Ken il Guerriero che compie 35 anni.
Ken il guerriero è un manga esordito in Giappone nel 1983 nella rivista Weekly Shōnen Jump della Shūeisha e realizzato da Tetsuo Hara e Buronson. Ne sono state tratte due serie animate, prodotte negli anni ottanta da Toei Doga e da Fuji Television e, nel 1986, venne realizzato anche un lungometraggio animato. Una terza serie a fumetti, di nome Ken il Guerriero: Le Origini del Mito, divisa in due parti, realizzata sempre da Tetsuo Hara, è esordita rispettivamente nel 2000 e 2017 e fa da prologo alle precedenti. Da questi manga sono state derivate due serie animate.
Al suo interno si trovano una gran quantità di topoi della cultura giapponese e dei manga: l’olocausto nucleare, le arti marziali, il senso del sacrificio, la tristezza, il dolore (bushidō dei samurai), l’amicizia e l’amore. L’ambientazione e lo stile grafico ricordano i film della serie Mad Max, ambientata in un futuro post apocalittico con bande di teppisti in motocicletta e mostruosi esseri frutto di mutazioni genetiche.
La sigla italiana della prima serie Ken il Guerriero è scritta da Lucio Macchiarella su musica di Claudio Maioli, che ne è anche interprete con lo pseudonimo di Spectra. Il brano venne inciso nel 1986 ma non venne mai stampato su disco e risulta depositato in SIAE solo nel 1988 ma fu pubblicato per la prima volta nel 1994 nella compilation TiVulandia 2. Il 9 maggio 2010 è stato presentato in anteprima a Fumettopoli a Milano il disco in vinile prodotto da Coniglio Editore in collaborazione con l’associazione Kassandra95 Spectraz – Ken il guerriero con il sottotitolo “il vinile che non c’era” il 45 giri in due versioni: vinile rosso (500 copie numerate) e vinile nero (stampato in 1000 copie) presenta sul lato A la sigla di Ken il guerriero e sul lato B la demo per il provino cantata in finto inglese.
Esistono diversi videogiochi tratti con licenza da Ken il guerriero, messi in commercio prima in Giappone e successivamente nel resto del mondo. Il primo venne messo in commercio nel 1986, Hokuto no Ken, pubblicato da Enix per il NEC PC-8801; successivamente fu Toei Animation che pubblicò molti videogame della serie Hokuto no Ken per le consoleNintendo, mentre SEGA ha pubblicato delle proprie versioni per Sega Master System e per PlayStation 2 e per il Sega Mega Drive. Nel corso degli anni i videogame si sono evoluti sulla base delle potenzialità delle varie piattaforme di gioco e dei PC portando allo sviluppo di innumerevoli giochi basati sul manga e sugli anime.
L’uscita di Ken ha generato tantissime polemiche negli anni. Addirittura, negli anni ‘90, un gruppo di mamme ha chiesto e ottenuto la sospensione delle repliche su una rete toscana perché il cartone era ritenuto diseducativo e troppo crudo. Le proteste dei figli non si fecero attendere. Se andiamo un po’ più indietro, al videogioco Last Battle, uno dei titoli videoludici più famosi su Ken, ritroviamo una “cruenta” curiosità. Nell’edizione nipponica, i nemici, una volta battuti, esplodevano in fiotti di sangue, come nella serie. In Europa ciò fu vietato ma si narra, nei forum di videogamers, di un particolare trucchetto, una “cheat”, per riattivare le esplosioni truculente.
Ken il guerriero da Mad Max a Blade Runner: tante sono le sintonie cinematografiche tra le rappresentazioni di Ken e titoli cinematografici. Il primo fra tutti è certamente la corrispondenza fra l’universo distopico della serie e quello di Mad Max, la saga di George Miller cominciata nel ‘79 e con protagonista Mel Gibson, pochi anni prima della nascita di Ken. Gli scenari polverosi, i veicoli assemblati, le vesti dismesse dei protagonisti e quel tono misto di desolazione, distruzione e disperazione, sono rintracciabili nelle due opere.
Non solo Mad Max però. Le fattezze fisiche di Ken ricordano un altro cult, nato nel ‘77: Rocky. Ovviamente non parliamo del genere ma proprio di Stallone: il viso di Ken è davvero molto simile a quello di Stallone giovanissimo in Rocky. Di certo però, lo stallone italiano conosce l’arte dei pugni ma non quella di Hokuto e della ricerca dei punti di pressione.
Il modo di battersi dell’erede di Hokuto poi ha tanti punti in comune con un’altra leggenda: quello di Bruce Lee. Basti pensare solo agli acuti di forza e tensione che Ken emana mentre scarica i suoi incredibili colpi. A proposito di personaggi immortali: pare che Tetsuo Hara per il disegno di Raoul si sia ispirato a Roy Batty, il mitico replicante di Blade Runner, colui che pronuncia il celeberrimo monologo finale. La corrispondenza tra gli occhi glaciali dei due è effettivamente netta.
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