Il film
La banda del trucido uscì nel 1977 sotto la regia di Stelvio Massi. È il secondo film della serie sul personaggio di Er Monnezza interpretato da Tomas Milian.
La trama
Subentrato al commissario Taddei, ucciso da un bandito, nella carica di capo della sezione antirapine, il commissario Ghini pesca e consegna alla giustizia l’assassino del collega. Intanto, un altro pericoloso delinquente, il siciliano Belli, che si propone di rapinare due rappresentanti di gioielli, si fa prestare dal romano Er Monnezza, un bandito all’antica, esperto di borseggi e contrario alla violenza, l’autista indispensabile al colpo, il giovane Ranocchia.
Fallita la prima volta, la rapina ideata dal Belli, riesce alla seconda, ma a prezzo di una strage. Compiuto il colpo, Belli uccide Ranocchia, attirandosi contro, stavolta, non solo Ghini, ma anche il Monnezza e la sua banda. Insieme, pur agendo separatamente, i due riescono ad avere ragione del Belli: il commissario lo uccide; Monnezza si tiene il ricavato dei gioielli, che destina parte alla moglie di Ranocchia, parte alla propria donna e parte agli amici che lo hanno aiutato a sbarazzarsi del Belli
Le curiosità
- La banda del trucido venne distribuito nel circuito cinematografico italiano il 18 marzo del 1977.
- Non essendo stato girato da Umberto Lenzi, questo film fu la causa di polemica tra Lenzi e Milian, accusato dal regista di averlo “tradito” girando con Massi. Milian dovette comunque partecipare a causa di un vecchio contratto da onorare e non fu accreditato nella sceneggiatura, ma scrisse comunque tutti i suoi dialoghi (così come fece anche negli altri due film dove interpretò lo stesso personaggio) e girò le sue scene in soli cinque giorni mentre le intere riprese del film durarono circa tre settimane.
- In questo film il personaggio Er Monnezza viene chiamato Sergio Maraschi invece di Sergio Marazzi come negli altri film della saga.
- Luc Merenda è doppiato da Michele Gammino.
- In una scena Milian voleva aggiungere una battuta greve in romano ma non sapeva cosa dire. Allora un macchinista sul set, appassionato del personaggio, gli suggerì cosa dire: venne così fuori la battuta del “M’hai rotto la fodera del cazzo“.
- All’inizio della rapina al portavalori, l’autista del mezzo rimane tranquillo immobile nell’auto e nonostante ci sia una violenta sparatoria non fa niente per ripararsi.
- In una scena alla trattoria, il Monnezza recita agli avventori del suo locale il celebre sonetto di G. G. Belli Li du’ ggener’umani, presentandolo come una poesia che il poeta avrebbe scritto dedicandola a lui stesso:Noi, se sa, ar Monno semo ussciti fori
impastati de mmerda e dde monnezza.
Er merito, er decoro e la grannezza
sò ttutta marcanzia de li Siggnori.A su’Eccellenza, a ssu’ Maestà, a ssu’ Artezza
fumi, patacche, titoli e sprennori;
e a nnoantri artiggiani e sservitori
er bastone, l’imbasto e la capezza.Cristo creò le case e li palazzi
p’er prencipe, er marchese e ’r cavajjere,
e la terra pe nnoi facce de cazzi.E cquanno morze in crosce, ebbe er penziere
de sparge, bbontà ssua, fra ttanti strazzi,
pe cquelli er zangue e ppe nnoantri er ziere.(Giuseppe Gioacchino Belli, sonetto n. 1170, 7 aprile 1834)
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