Il film
Uscito nel 1997 e vincitore di tre Premi Oscar, miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani), su sette candidature, fu presentato in concorso al 51º Festival di Cannes, dove vinse il Grand Prix Speciale della Giuria; inoltre vinse 9 David di Donatello, 5 Nastri d’argento, il Premio César per il miglior film straniero, 5 Globi d’oro, 2 European Film Awards e un premio medaglia a Gerusalemme. Fu inoltre inserito dal National Board of Review of Motion Pictures nella lista dei dieci migliori film stranieri del 1998. La colonna sonora firmata da Nicola Piovani fu acclamata in tutto il mondo, divenendo uno dei pezzi pregiati della discografia del compositore. Alla sua uscita, in Italia incassò la cifra record di 92 miliardi di lire, divenendo il film italiano di maggiore incasso di sempre, oltre a essere una delle pellicole italiane più apprezzate e popolari nel mondo. Oltre a essere l’opera che ha consacrato Benigni a livello internazionale, il film vanta anche numerosi primati: è il film italiano che ha incassato di più al mondo (229 milioni di dollari), il più premiato agli Oscar, il più visto al suo primo passaggio in TV su Rai 1 (oltre 16 milioni di spettatori e il 53% di share) e uno dei film italiani di maggior incasso e successo in Italia, divenuto ormai un vero e proprio cult.
La trama
La pellicola vede protagonista Guido Orefice, uomo ebreo ilare e giocoso, che – deportato insieme alla sua famiglia in un lager nazista – cercherà di proteggere il figlio dagli orrori dell’Olocausto, facendogli credere che tutto ciò che vedono sia parte di un fantastico gioco in cui dovranno affrontare prove durissime per vincere il meraviglioso premio finale.
Il ricordo di Benigni
Attraverso la recente versione DVD e BluRay del film, Benigni ha rilasciato dei contenuti speciali dove ricorda il film e tantissime curiosità. Vi facciamo un piccolo sunto delle parti interessanti. Ad ha raccontato la genesi del titolo:
“Il titolo del film venne inizialmente scelto provvisoriamente per indicare l’imperturbabile volontà del protagonista di ricercare la felicità, anche nelle situazioni estremamente drammatiche. Fu poi il casuale ritrovamento delle due frasi «La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore» nel testamento di Lev Trockij, e «Io pensavo che la vita fuori era bella, e sarebbe ancora stata bella, e sarebbe stato veramente un peccato lasciarsi sommergere adesso» di Primo Levi nell’opera Se questo è un uomo, a decretare quello come titolo definitivo. Non potevamo non cogliere questi due segnali.”
E poi:
“Dopo la trilogia sugli scambi di persona composta da Il piccolo diavolo, Johnny Stecchino e Il mostro, insieme e Cerami abbiano sentito il forte desiderio di raccontare il sentimento di morte e barbarie che sentivano aleggiare, al punto da decidere di abbandonare quel percorso di purezza comica basato sulla gag verbale e meccanica intrapreso fino ad allora, ma comunque con della paura. Ci fu molta commozione sul set di tutta la troupe mentre giravano la scena della fucilazione, un lungo carrello in cui la macchina da presa accompagna Guido e il suo esecutore fino al momento clou, per poi ritrarsi con pudore, come in un altro precedente momento del film, quello in cui viene concepito il piccolo Giosuè, perché l’amore e la morte sono due momenti osceni, cioè fuori scena, che non si possono rappresentare. Il mio personaggio è metafisico e surreale, per quanto diverso dal solito è comunque un corpo comico messo in una situazione estrema e Nicoletta Braschi ha il compito durissimo, che fa con grande leggerezza, di riportare tutto alla realtà sul piano della verosimiglianza.”
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