La vita è meravigliosa di Frank Capra è da tempo uno dei capisaldi culturali che hanno definito il periodo natalizio: anti-materialismo, spiritualità e amore per la vita. Il film uscì il 20 dicembre 1946 (ha festeggiato il 75esimo anniversario lo scorsi anno) e alla sua uscita ottenne cinque candidature ai premi Oscar. Nel 1990 venne scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
La vita è meravigliosa è vagamente basato sul racconto The Greatest Gift (Il Regalo Più Grande), scritto da Philip Van Doren Stern nel 1943 e, più indirettamente, sul Canto di Natale di Charles Dickens. La trama è incentrata su George Bailey, un uomo nato e cresciuto in una piccola cittadina rurale che, dopo aver rinunciato per tutta la vita a sogni e aspirazioni pur di aiutare il prossimo, colto dalla disperazione, è sul punto di suicidarsi la sera della vigilia di Natale. In suo soccorso, grazie alle preghiere sue e di amici e familiari, arriverà un angelo custode, Clarence, mandato da Dio. Clarence salta in acqua per salvarlo e mostra a George come sarebbe stata Bedford Falls se lui non fosse mai nato, come la vita di molte persone sarebbe stata miserabile senza l’aiuto della sua gentilezza e della sua compassione. Egli apre gli occhi a George su come ogni individuo possa rendere il mondo un posto migliore, specialmente le persone generose, oneste e laboriose come lui. In quel momento serafico, George si rende conto che vuole vivere, che può fare la differenza, che la vita è davvero meravigliosa.
Il caldo e la trovata per la neve finta
Nonostante sia ambientato a Natale, il film venne girato dal 15 aprile 1946 al 27 luglio 1946. Le sequenze dell’ultima parte del film furono girate quasi tutte d’estate, che quell’anno fu davvero caldissima, al punto che il regista Frank Capra diede a tutti un giorno di riposo per recuperare dalle fatiche. La temperatura sul set era superiore ai trenta gradi: il caldo torrido si può evincere dal sudore sul viso di James Stewart (George) in diverse scene della pellicola: inclusa quella della corsa di George Bailey nella città ricoperta dalla neve, realizzata in pieno luglio.
A proposito di neve, c’è un curioso aneddoto su quella utilizzata per questo film. All’epoca (parliamo degli anni Quaranta), ogni qual volta si voleva mostrare una nevicata, la tecnica comunemente utilizzata sul set consisteva nel far cadere dall’alto fiocchi d’avena tinti di bianco, in grado di simulare in maniera abbastanza convincente l’effetto della caduta della neve. Tuttavia, i fiocchi d’avena erano molto rumorosi e i dialoghi finivano per essere essere doppiati in post produzione. Il regista Frank Capra voleva registrare il suono dal vivo, così fu sviluppato un nuovo effetto neve usando la foamite, una sostanza chimica antincendio mescolata con acqua e sapone. Questa miscela fu pompata ad alta pressione attraverso una macchinario a ventilazione che la rese del tutto silenziosa. Per l’intera lavorazione del film furono necessari oltre ventimila litri di questa finta neve. L’invenzione risultò talmente innovativa da far meritare al dipartimento degli effetti speciali della RKO un eccezionale riconoscimento ‘scientifico’ da parte dell’Academy.
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