Un cult come questo non può passare inosservato. Stiamo parlando de l’Allenatore nel Pallone film con Lino Banfi e Andrea Roncato che ha fatto ridere molti di noi.
Prima di iniziare le riprese, il regista Sergio Martino fece alcuni sopralluoghi a Rio de Janeiro che furono decisivi per la stesura definitiva della sceneggiatura. Con l’aiuto di personale reperito in loco, l’8 aprile 1984 riprese una delle ultime partite del campionato brasiliano allo stadio Maracanã: América – Flamengo 0-3. Nonostante i 55.452 spettatori, lo stadio era ben lontano dall’essere pieno, come ricorda lo stesso regista nella sua intervista; queste riprese furono in seguito intervallate da alcune scene girate sugli spalti dello Stadio Flaminio di Roma.
Il regista, in uno dei suoi viaggi verso il Sud America, incontrò sull’aereo per Rio de Janeiro Luciano Nizzola e Luciano Moggi (che allora lavorava per il Torino), i due dirigenti erano in trattativa per il passaggio di Júnior alla squadra torinese. La trattativa terminò pochi giorni prima dell’inizio delle riprese e ispirò la trama del film.
Durante i soggiorni a Rio, Martino selezionò i luoghi delle riprese oltreoceano: ad esempio il muralescon i calciatori del Brasile ispirò l’incontro con Giginho. Il disegno fu realizzato dai tifosi brasiliani per schernire la loro nazionale dopo la sconfitta contro l’Italia ai Mondiali del 1982; in particolare Cerezo, responsabile secondo le cronache sportive brasiliane di non aver marcato a dovere Paolo Rossi, era raffigurato vicino a dei polli.
Inoltre durante un sopralluogo al Maracanã il regista notò un campetto di calcio, visibile dagli spalti più alti, nelle vicinanze dello stadio ed ebbe l’idea per la sceneggiatura dell’incontro tra Canà e Aristoteles. Tra i set brasiliani ci fu anche un ospedale di Rio, dove furono girate le scene di Canà ricoverato per una finta appendicite, ma gli interni dell’ospedale brasiliano, centralino escluso, sono stati girati all’ospedale Aurelia hospital di Roma (in seguito set della serie televisiva Incantesimo).
Conclusi i sopralluoghi e redatta la sceneggiatura definitiva, la troupe e gli attori Banfi, Roncato, Sammarchi si recarono a Rio a girare nel giugno del 1984 le riprese del film ambientate in Brasile. Il resto della pellicola fu girata nel Lazio in sole sei settimane a cavallo tra giugno e luglio dello stesso anno. La presentazione della squadra fu girata presso l’hotel Villa Pamphili di Roma, oggi rinominato San Peter, utilizzato anche per le riprese dedicate al calciomercato estivo, che allora avevano sede al Gallia di Milano, subito dopo la fine del campionato.
Le partite della Longobarda sono spesso intervallate da filmati di repertorio del campionato italiano di calcio 1983-84: questo tipo di montaggio è stato realizzato grazie ad uno stratagemma di Sergio Martino, che decise di far indossare la maglia bianca alla squadra di Canà perché assomigliava alla maglia di riserva di molte squadre dell’epoca.
Le immagini della partita in cui la Longobarda è promossa in Serie A, Sambenedettese-Longobarda, sono in buona parte tratte dal repertorio di una partita di Serie B del 1983/84 tra la Samb e la Pistoiese, giocatasi alla penultima giornata di quel campionato allo Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto. A provarlo c’è anche il cartellone pubblicitario della Banca Toscana che era sponsor istituzionale degli arancioni.
La prima scena di esultanza del pubblico, che si vede alla fine dell’incontro, è in verità quella dei tifosi della Sambenedettese, che pareggiando quell’incontro 1-1 si poterono salvare con un turno di anticipo (la Pistoiese invece retrocesse). Le restanti scene di quel match, nonché tutti gli altri incontri del film, furono girati allo Stadio dei Marmi e allo Stadio Flaminio di Roma. Uno degli spezzoni delle partite della Longobarda (Il gol di testa dell’Inter) fu usato l’anno successivo per il film Mezzo destro, mezzo sinistro dello stesso regista.
Le altre gare reali (tutte risalenti alla primavera del 1984) le cui riprese furono utilizzate per il film: Roma-Fiorentina 2-1 del 29 aprile 1984 (Roma-Longobarda); Fiorentina-Genoa 0-0 del 6 maggio 1984 (Fiorentina-Longobarda); Lazio-Napoli 3-2 del 21 aprile 1984 (Lazio-Longobarda), Atalanta-Sambenedettese 4-2 del 10 giugno 1984. Quest’ultima gara – di cui è molto più rara la documentazione filmata in quanto di serie B – è riconoscibile dagli striscioni con la lettera “A” esposti dai tifosi per festeggiare la matematica promozione arrivata nella precedente partita interna col Varese e dalla rete (l’unica) del biondo numero 10 Andrea Agostinelli.
La prima partita di campionato Roma-Longobarda è stata girata allo Stadio dei Marmi. Nel sottopassaggio degli spogliatoi dello stesso stadio è ambientato l’incontro tra Canà e i giocatori della Roma Pruzzo, Graziani, Ancelotti, Chierico, mentre gli altri giocatori che indossano la maglia della Roma erano invece delle semplici comparse. Gli esterni della casa lombarda di Canà, dove si svolsero le contestazioni e la manifestazione di giubilo prima dell’ultima di campionato, sono stati girati a Marino in provincia di Roma.
Le riprese del ritiro della squadra sono state girate presso l’hotel La locandina, vicino a Frascati. La scena in cui Canà ruba il pallone a Zico per il rito Vudù è stata girata nei campi di allenamento dell’Udinese, più precisamente allo Stadio Moretti di Udine che in seguito alla costruzione dello Stadio Friuli (1976) divenne il campo d’allenamento della società friulana. Negli anni novanta è stato abbattuto e ora al suo posto sorge il parco urbano Alfredo Foni.
L’inseguimento di Canà alla stazione ferroviaria, prima che Aristoteles (Urs Althaus) raggiunga l’aeroporto e ritorni a casa in Brasile, è stato girato a Roma Tuscolana (qui tutti i cartelli azzurri con il nome della stazione furono coperti). Curiosa la presenza della scritta W la Longobarda su di una colonna della banchina. Verso il termine del film, Aristoteles suona la chitarra per Michelina in un dehor sulle rive di un lago che, secondo la sceneggiatura, rappresenterebbe un lago del Nord-Italia; in realtà le riprese furono fatte nei pressi del Lago Albano di Castel Gandolfo.
Il finale del film e l’ultima partita del campionato Longobarda-Atalanta sono stati girati allo Stadio Flaminio; gli spogliatoi inquadrati prima dell’inizio della partita e durante l’intervallo sono effettivamente quelli del medesimo stadio. Al termine della partita, durante l’invasione di campo, la sceneggiatura prevedeva che i due gemelli capi ultrà della Longobarda portassero Oronzo Canà in trionfo sulle spalle e così avvenne; durante le riprese i due presero il povero Banfi per i testicoli e questo infortunio ispirò la penultima scena comica del film, inizialmente non prevista nella sceneggiatura.
- Le immagini della partita della promozione della Longobarda in Serie A sono in realtà quelle di Sambenedettese-Pistoiese della stagione 1981-82, e l’esultanza dopo il rigore segnato è quella dei padroni di casa.
- All’inizio del film la partita di calcio che Canà sta guardando è Roma-Liverpool, finale della Coppa dei Campioni 1984.
- Il nome Oronzo Canà è stato scelto ispirandosi all’allenatore Oronzo Pugliese.
- Canà durante il soggiorno in Brasile dice che il cognome da nubile della moglie è Lagrasta, lo stesso nome utilizzato dal personaggio che lui stesso interpreta nel film Spaghetti a mezzanotte.
- La storia dell’ingaggio di Aristoteles in Brasile ha preso spunto dalle vicende della Pistoiese che, quattro anni prima, mandò in Brasile il vice-allenatore Giuseppe Malavasi per acquistare una giovane promessa. La scoperta della vicenda è da attribuire al blogger sportivo Cristian Vitali, che ne parla per primo nel corso di un’intervista a Radio2. Mentre però Aristoteles nella pellicola sarà un acquisto decisamente azzeccato, nella realtà Luis Silvio Danuello, a causa di un equivoco tattico, si rivelò un fiasco.
- Il viaggio di Canà e Bergonzoni, alla ricerca di un nuovo talento sudamericano, è parzialmente ispirato al viaggio in Brasile, avvenuto nel 1983, del presidente del Catania Angelo Massimino e del suo allenatore Gianni Di Marzio, conclusosi con l’acquisto dei due brasiliani Luvanor e Pedrinho.
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