Una tetralogia che adoriamo quella di Indiana Jones, anche se magari non proprio tutti allo stesso modo. Quanto avremmo voluto vedere altri film di Indy ai tempi d’oro: una saga numerosa dove un Harrison Ford ancora giovane doveva vedersela con tutti i grandi misteri della terra.

Non andò così, anche se il creatore del personaggio George Lucas provò a rimediare. Come? Con una serie tv.

La serie

Trasmessa originariamente dalla ABC dal 1992 al 1996 “Le avventure del giovane Indiana Jones” è stata una serie Vincitrice di 11 Emmy Awards. Lo show esplora, sotto forma di edutainment (un programma che intrattiene ed educa), l’infanzia e la giovinezza di Indiana Jones. A seguito della cancellazione della serie, furono prodotti quattro film per la televisione, trasmessi tra il 1994 e il 1996.

Gli attori

River Phoenix (che interpreta il giovane Indy all’inizio del terzo film) si è lasciato da tempo alle spalle gli anni della TV, perciò come Indiana tra i 16 e i 21 anni viene scelto Sean Patrick Flanery, che è più vecchio di Phoenix di cinque anni, è cresciuto in Texas, ha studiato recitazione per far colpo su una ragazza che gli piaceva e, da quando è arrivato a Los Angeles qualche tempo prima, ha collezionato alcune particine non esattamente di primo piano al cinema e in TV. Il piccolo Jones tra gli 8 e i 10 anni ha invece il volto di Corey Carrier, bambino con già alle spalle una mezza dozzina di ruoli per il grande schermo. Infine, l’Indiana novantatreenne, i cui ricordi incorniciano gli episodi, è il canadese George Hall, che all’epoca di anni ne ha in realtà solo 76. Avevano proposto quella parte da anziano a Clint Eastwood, si narra.

La storia

Lucas non voleva che la serie fosse soltanto un’altra sit-com, in cui ogni episodio è uguale al precedente; voleva, invece, che ogni puntata trattasse temi ed eventi differenti. Per raggiungere questo risultato assunse più di uno scrittore e diversi registi.

George Lucas scrisse una lunga e dettagliata cronologia, divisa in vari riassunti, riguardante la vita di Indiana Jones, assemblando elementi per circa 70 episodi,partendo dal 1905 e arrivando fino all’età adulta dell’eroe. Ogni riassunto includeva il luogo, la data e il personaggio storico che Indiana avrebbe incontrato in quell’episodio. Ogni sinossi sarebbe poi stata sviluppata da uno sceneggiatore. Quando la serie si concluse, erano stati girati soltanto 31 delle settanta storie.

La comparsata di Ford

Al fine di dare maggior appeal alla serie venne chiamato l’Indy ‘originale’, Harrison Ford nei panni di un cinquantenne Indiana nell’episodio Young Indiana Jones and the Mystery of the Blues.

Finale

La serie, anche se lunga e vincitrice di premi, non riuscì ad entrare nel cuore degli spettatori proprio a causa di questi continui cambi d’attori, storie e soprattutto di atteggiamenti: ogni regista faceva comportare Indy secondo la sua visione, rendendo il personaggio fumoso secondo una visione d’insieme. Il fatto di portare in differenti direzioni la serie ad ogni episodio fu un fattore cruciale che limitò il successo dello show. Tant’è che a distanza di poco più di vent’anni, di questa serie se ne parla davvero poco, anche se fu una grande operazione.