Intervistata per la cover del numero di The Hollywood Reporter US dedicato al prossimo Festival di Cannes, dove sarà in concorso accanto a Julianne Moore in May December di Todd Haynes, Natalie Portman torna sull’annoso “caso Léon“, il film di Luc Besson che l’ha lanciata, ma non vuole commentare le accuse di molestie rivolte contro il regista francese da diverse donne.
«È terribile», dice dello scandalo che ha travolto l’autore, «ma non voglio parlare di cose che riguardano le esperienze di altre persone». Quanto a Léon, dichiara che «all’epoca non ne avevo idea: ero solo una bambina» e che «quel film è ancora molto amato, tanti spettatori mi parlano di quel titolo più che di tantissimi altri che ho girato. Ma, se lo rivedo oggi, c’è qualcosa che mi mette molto a disagio, degli aspetti molto imbarazzanti, se non spaventosi. Per me è complicato parlarne».
Nell’intervista, l’attrice premio Oscar per Black Swan parla anche del movimento Time’s Up: «Mi spezza il cuore il fatto che si sia dissolto in questo modo. Penso che molte persone facciano errori, ma anche che gli errori siano letali, nel campo dell’attivismo. Per chiedere il cambiamento che ti aspetti devi essere perfetta, e invece forse bisogna imparare ad accogliere le imperfezioni, che fanno parte dell’essere umano. Bisogna essere capaci di dire che le persone possono fare cose buone e cose cattive, che esistono le sfumature, i grigi, ed è ciò che ci fa progredire. È stato importantissimo e potentissimo mettere insieme tutte quelle donne con esperienze di vita e lavoro così diverse, e sarebbe stato bello se quelle relazioni fossero andate avanti. Ma purtroppo Time’s Up non esiste più, è stato vittima di un meccanismo che porta le persone a cercare sempre la perfezione, e allora in tante hanno pensato: “Devo stare zitta, perché non sono perfetta”».
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