Nel 2020 ha compiuto 50 anni Lo Chiamavano Trinità, il film diretto nel 1970 da Enzo Barboni (E. B. Clucher) che consacrò definitivamente il duo composto da Terence Hill – Bud Spencer, rendendoli una delle coppie cinematografiche più amate di sempre. Prima di fare Trinità, molti di voi già lo sapranno, Bud e Terence (o Carlo e Mario se preferite) avevano già avuto modo di collaborare e di condividere lo schermo, precisamente per la prima volta nel film del 1967 Dio perdona… io no! e poi in altre due pellicole, I quattro dell’Ave Maria (1968) e La collina degli stivali (1969), tutti diretti dal regista Giuseppe Colizzi (per scoprire nel dettaglio come si conobbero, leggi anche: Come si sono conosciuti Bud Spencer e Terence Hill? Ecco l’origine della coppia)
La genesi di Lo Chiamavano Trinità
Nel 1970 il direttore della fotografia E.B. Clucher scrisse un copione di un nuovo film, Lo chiamavano Trinità…, western ma con risvolti comici che inizialmente non trovò produttori fino a quando non convinse Italo Zingarelli. Nelle intenzioni di Clucher i protagonisti sarebbero dovuti essere gli italiani George Eastman nella parte di Bambino e Peter Martell, o in alternativa Franco Nero, nel ruolo di Trinità. Una volta conclusa la collaborazione con Giuseppe Colizzi, Bud Spencer e Terence Hill si proposero come coppia protagonista a Clucher, che alla fine li prese entrambi. Il successo fu clamoroso raggiungendo tre miliardi di lire di incasso. Terence ottenne la parte di Trinità, pistolero pigro dal cuore d’oro, mentre Bud è Bambino, suo fratello, delinquente e ladro di cavalli divenuto inaspettatamente sceriffo.
In occasione dei 50 anni del film, Terence Hill rilasciò lo scorso anno una simpatica, ma soprattutto ricca di aneddoti, intervista a Vanity Fair (intervistato da Tommaso Paradiso, ex cantante dei The Giornalisti), della quale vi riportiamo un pezzo in particolare sul rapporto tra Bud e Terence che ci fa sorridere molto e che ci rimanda con nostalgia alla bellezza di quei tempi:
«Non ci siamo mai sbronzati, ma abbuffati sì. Bud sul set aveva una cuoca personale. Arrivato sul set, la prima cosa che Bud faceva era una lista dei cibi per pranzo che poi consegnava a Ida. La pasta però c’era sempre, era obbligatoria. Io pranzavo sempre con lui nella sua roulotte. Si lamentava che io mangiassi più di lui, ma che non ingrassassi. Per la scena in cui Trinità mangiava una grossa padella piena di fagioli, io digiunai per 36 ore. Affamato com’ero, me li mangiai tutti, inclusa la scarpetta. Quando il film uscì Enzo Barboni mi disse: “Sai perché questa scena piace tanto? Perché gli italiani hanno una fame atavica”».
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