Dopo la morte di Bruce Lee avvenuta poche settimane dopo la conclusione di Operazione Drago si cercò di farlo rivivere in molti modi, spremendo in qualsiasi modo l’importanza del nome.
Venne così in mente ai produttori di realizzare un film che Bruce stesso stava scrivendo e coreografando prima di morire: The Game of Death, questo il titolo. Un film dove il protagonista avrebbe dovuto affrontare nemici diversi ad ogni piano fino ad arrivare in cima dove avrebbe potuto riabbracciare la famiglia rapita. Un film con un forte impianto filosofico, dove sarebbe stato importante per lui evidenziare la necessità di poter cambiare per poter andare avanti nel proprio percorso: mentre i nemici sono fermi nelle loro conoscenze marziali, il protagonista è flessibile e sarà quindi in grado di affrontarli tutti. Sfortunatamente, Lee riuscì a girare solo 36 minuti e 40 secondi.
Proprio intorno a questi 36 minuti (solamente 11 in realtà, cioè quelli dove compare Bruce) i produttori realizzarono l’ultimo film con Bruce Lee nel 1978, diretto da Robert Clouse. The Game of Death in originale, L’ultimo combattimento di Chen da noi. La trama solo in parte si avvicina all’idea originale di Lee, cambiando il primo e secondo atto.
Al netto quindi del racconto, è importante chiedersi: e allora tutto il resto del tempo Bruce Lee non compare? La riposta è “eccome”, ed è proprio questo il punto.
Il film in molti punti cerca di camuffare il volto del protagonista che viene sostituito da diversi imitatori. Il personaggio di Billy Chen Lo infatti (il protagonista), viene interpretato da Bruce Lee in questi famosi 11 minuti, ma anche da altri attori somiglianti (due sicuri se non addirittura tre).
Quando possibile il volto neanche veniva raffigurato, coprendolo con vari escamotage: caschi di moto, riprese alle spalle, occhiali da sole e tante altre trovate di pessimo gusto, tra cui quella di ridoppiare sequenze di vecchi film per renderle pseudo credibili nel nuovo contesto in cui sono state inserite.
Forse lo stratagemma più ridicolo è quello di incollare un foto di Bruce Lee davanti ad uno specchio con un attore che si nasconde dietro (e nella scena prima viene incollato un asciugamano su Bruce), meno è quello di prendere scene palesemente rubate da “L’Urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente”, ma buona l’idea di creare la scena in cui il protagonista viene sfigurato da un proiettile per poi avere una plastica facciale.
Parentesi creepy:
In un momento del film, il protagonista deve fingere la sua morte per poter sparire dai radar. Ecco, per rappresentare la scena, si è pensato di utilizzare le vere immagini del funerale di Bruce Lee dove si può vedere tranquillamente la vera salma dell’atleta dentro la bara. Si, da brividi.
Comunque a parte queste trovate che rendono il film terrificante da un certo punto di vista, bisogna dire che L’Ultimo Combattimento di Chen resta veramente il lascito finale di Bruce Lee che ha deciso di costruire un film interamente basato sui concetti principali del Jeet Kune Do, l’arte marziale da lui stesso creata basata sullo spirito d’adattamento e, in taluni casi, anche sull’improvvisazione. E poi diciamolo: questa idea della salita tra i vari piani della pagoda per sconfiggere i vari nemici dona al film quella vena pop, quasi da videogioco,che rende ancora più interessante la visione di Lee.
Esistono diverse edizioni del film, inclusa la Game of Death Redux di Criterion Collection uscita nel 2019 e che utilizza soltanto il materiale originale girato da Lee, ma oggi la più famosa e diffusa è quella di Clouse. In questa versione, tra l’altro, c’è un tragico dettaglio: il personaggio di Bruce Lee viene colpito da una pistola finta modificata segretamente per sparare un vero proiettile e ucciderlo. Sembra quasi una profetica descrizione del vero incidente che capiterà a Brandon Lee, figlio di Bruce, che rimase ucciso sul set di Il corvo (1994), quando una pistola finta realizzata per il film sparò accidentalmente colpendolo all’addome.
Vi lasciamo con l’intero film trovato su YouTube qui sotto (la sequenza del funerale è intorno al 33esimo minuto):
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