Il film
Il 27 ottobre 2000 arrivava al cinema Malèna, il film di Giuseppe Tornatore con Monica Bellucci, che subì drastici tagli della censura per poter andare nelle sale americane. La bellezza è poesia, arte, risveglio dei sensi, secondo Tornatore, ed è una condanna nella Sicilia degli anni 40 con la Seconda Guerra Mondiale in corso. Non c’è posto per Malèna in un’antiquata società patriarcale che vede e vuole le donne in due modi, o sante o puttane.
La trama
Ambientato in Sicilia negli anni della II Guerra Mondiale, è la storia della folle passione che un ragazzino, Renato Amoroso, nutre per la donna più bella e desiderata del paese: Malèna. Mentre Renato scopre la sessualità immaginando Malèna, di volta in volta, come la Jane di Tarzan, Cleopatra, la pupa del gangster o la bella dei calendarietti per barbieri, Malèna vive la sua parabola da giovane moglie, poi vedova, a prostituta.
L’intervista di Giuseppe Sulfaro
Sebbene il personaggio di Renato abbia 12 anni nel film, Giuseppe Sulfaro (l’attore) aveva 15 anni quando il film era in produzione; nonostante questo l’attore era veramente nudo nella scena di sesso tra Renato e Lupeta, la prostituta che gli aveva fatto conoscere suo padre, e non è stata usata nessuna controfigura.
Svela così Giuseppe in un’intervista inglese di pochi mesi fa:
“Monica Bellucci è stata la prima donna nuda che ho visto nella mia vita. Un’emozione unica che ancora oggi mi torna nella mente e custodisco volentieri nel mio cassetto di sogni già trascorsi. È stato l’anno migliore di sempre per me, sono stato lontano da casa per più di dieci mesi, ero con mio padre a causa della mia età, non sono andato a scuola ma mi sono tenuto in contatto con i miei insegnanti. Le riprese sono iniziate a settembre, ero il più giovane e il più viziato, ho avuto l’onore di lavorare con Monica. Mio padre era molto duro con me ma talvolta chiudeva un occhio e mi lasciava fare ciò che mi piaceva.”
Negli ultimi anni Giuseppe, dal 2008 al 2016, ha partecipato alla serie tv Don Matteo 6, 7, 8, 9 e 10, nel ruolo di Severino Cecchini.
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