Mara Venier ha raccontato, in una lunga e bellissima intervista a “Oggi”, la lunga malattia di sua madre che ha provocato, nel 2015, la sua morte. Queste le parole commosse della Venier:
“Andavo a trovare mia madre e non mi riconosceva più. L’Alzheimer è una malattia infida che si nasconde e colpisce a tradimento. Mi ha portato via la mia mamma, Elsa, una donna piena d’amore, energia e passione. Lei era il mio rifugio sicuro, la mano salda che trovavo sempre pronta ad aiutarmi, il sorriso che mi rassicurava nelle situazioni difficili. Nel giro di pochi anni non è stata più lei”
In occasione dell’uscita del suo libro “Mamma, ti ricordi di me?” dedicato, appunto, alla mamma scomparsa sei anni fa, Mara ricorda così la sua mamma:
“Quando andavo a trovarla in casa di cura, per strapparla alla sua nebbia le cantavo le canzoni napoletane: le adorava e le ricordava. Mia madre ci ha lasciati nel giugno 2015 e sino al 2020 non sono riuscita a guardare le sue foto. L’ho rivista per caso aprendo un pacchetto il giorno del mio settantesimo compleanno: un’amica mi aveva regalato un’immagine in cui siamo insieme a Venezia, felici e sorridenti. Un tuffo al cuore. Però, finalmente, quel giorno ho trovato il coraggio di non scappare più dal dolore che per anni mi ha tolto la voglia di vivere.”
Visualizza questo post su Instagram
Quello con mamma Elsa era un rapporto molto speciale che Mara stessa ama definire simbiotico:
“Adoravo essere figlia, tornare a Mestre nella casa della mia infanzia e dormire nel mio lettino. Mia madre mi svegliava col caffellatte, ancora sogno quel profumo. È quando si è ammalata che ho scoperto il profondo desiderio di proteggerla io. Mia madre ha dato moltissimo amore anche ai miei figli e la sua malattia ci ha uniti, ci ha aiutati a superare vecchie ruggini: tutti e tre abbiamo sentito il profondo desiderio e il dovere di restituirle l’amore che ci ha regalato.”
E poi la svolta, nel 2017, con la nascita del secondo nipotino, Claudio, che le ha regalato un nuovo inizio:
“È tutto cambiato nel giugno 2017 quando è nato Claudio, io lo chiamo Iaio, il bimbo di mio figlio Paolo. Quel giorno corsi in clinica in ciabatte, lo presi in braccio e sentii una scintilla dentro al cuore: mi invase la gioia e sentii tornare a galla la voglia di vivere. Quel neonato così bisognoso di tenerezza mi ha richiamato alla vita, è il mio piccolo angelo e credo sia stato spedito da qualcuno per donarci di nuovo il sorriso. Niente succede per caso. Non c’è giorno che riesca a stare senza di lui. Per Iaio salto, ballo, canto. Anche se ho due vertebre schiacciate e la sciatica: chi se ne frega. Sono rinata.”
Commenti recenti