Oggi è una giornata storica per l’Italia, Marcell Jacobs ha vinto l’oro nei 100 m piani alle Olimpiadi di Tokyo 2020 stupendo il mondo intero e anche tutti noi. Era dai tempi di Mennea che non avevamo un velocista così forte e per questa motivazione, questa giornata rimarrà nella storia. Era imprevedibile che un italiano vincesse la disciplina più importante dell’atletica leggera, ma lui ci è riuscito. Ecco una sua intervista al Corriere.it.
Prima Olimpiade. Ricordi alla tv?
«Rimasi molto colpito dalle emozioni di Pechino 2008, soprattutto dal giro d’onore dei medagliati. Lì mi sono detto: io ai Giochi voglio andarci. Su YouTube, in questi giorni, mi sono rivisto tutte le finali di Lewis e Bolt».
Lewis o Bolt?
«Usain è il più grande. Nel 2017 l’ho incontrato a Monaco nella sala d’aspetto di un dottore: sono rimasto a bocca aperta senza riuscire a dirgli niente…».
Restando in casa nostra: Berruti o Mennea?
«Non ho conosciuto nessuno dei due ma di Mennea ho sempre ammirato la fame, la determinazione, la voglia di portare in alto l’Italia attraverso l’etica del lavoro. Sono affascinato dal fatto che per lasciare andare la sua corsa dovesse liberarsi dai suoi fantasmi. Somiglia un po’ al mio percorso».
Portare l’Italia dell’atletica sulle spalle è un peso o una responsabilità?
«È un orgoglio, un compito impegnativo e positivo. Sono lusingato, è tutto ciò che ho sempre sognato: ho le spalle larghe».
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