In occasione della conferenza stampa di presentazione di “Circo Max”, il concerto che porterà Max Pezzali sul palco del Circo Massimo, il 2 settembre, per festeggiare 30 anni di carriera, il cantante ha raccontato come ci si sente a calcare questo palco importantissimo e di come la musica degli anni ’90 stia tornando in auge prepotentemente negli ultimi anni:
“Essere qui è veramente una cosa che non avrei mai pensato di vivere in 55 anni. Questo è un sogno alla pari di quello di San Siro coronato l’anno scorso. Io ho raccontato un tempo in cui era tutto più semplice, perchè gli anni ’90 sono stati la linea di demarcazione tra l’analogico e il digitale, a grandi linee, siamo passati dal mondo facilmente decodificabile degli oggetti fisici al mondo dei contenuti digitali. La musica era fatta di oggetti, di cd, di copertine, di grafiche, di cassette, di autoradio. Il fatto che andiamo in giro e abbiamo i palazzetti pieni di persone che cantano queste canzoni, anche persone che non erano nate quando queste canzoni uscivano è la dimostrazione che forse c’è molta nostalgia, nostalgia anche sulla fiducia, alle quali è stato detto che c’è stato un tempo in cui le cose erano più semplici”.
Max Pezzali spiega così un successo live nell’ultimo anno che ha stupito prima di tutto lui stesso. Un successo che secondo lui va ricondotto alla sua normalità, al fatto di essere uno dei tanti:
“Io rappresento un modello facile. Io e Mauro Repetto, 30 anni fa con gli 883, eravamo due tamarri di provincia, due tipi normali. Ero l’uomo medio che in qualche modo raccontando le sue cose riusciva ad arrivare alle persone. Non sono un fenomeno e vengo amato per quello. Un po’ il concetto ‘se ce l’ha fatta lui…'”.
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